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venerdì, Maggio 17, 2024
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SBATTIMI LA PORTA IN FACCIA!

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mario busca curro

Oggi vi presento Mario Ortega. Il ragazzo dall’aspetto un po’ Geek e un po’ Nerd che vedete qui di fianco. Faccia simpatica, vi tende la mano.

È un giovane e creativo designer spagnolo che ha deciso di presentare se stesso mettendo da parte il solito Curriculum Vitae.

Ha sviluppato il suo sito personale in modo da potergli letteralmente sbattere la porta in faccia o, in caso contrario, decidere di graziarlo cliccando sul suo portofolio lavori.

 

Ecco a voi il link diretto  http://www.mariobuscacurro.com/

Questo il link del suo portfolio http://marioortega.net/

L’avete graziato? Non ci credo!

La morte fa da testimonial!

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non affidarti a chiunque

Sei seduto sulla metro. Ad un certo punto una figura incappucciata ti avvisa minacciosa: «Non affidarti a chiunque». Per la paura, seguiti a leggere: trovi un sito internet www.outletdelfunerale.it e un numero verde.

Si, è proprio la morte a fare da testimonial.

Il cartellone ti fissa e tu memorizzi. Funerali completi da 1.499 euro. Ampia scelta, risparmio e convenienza. Nel frattempo una mano si sposta nelle parti basse. Una grattatina ci sta.

 

 

L’azienda di Sesto San Giovanni con questa trovata vuole mettere in guardia i parenti dei defunti, molto spesso vittime di impresari funebri costosi. Molti in quei momenti approfittano come corvi della situazione e oltre alla sofferenza per la perdita del caro parente si aggiunge la batosta del prezzo del servizio funebre.

L’azienda: «Non andate a spendere settemila euro per una cerimonia che si può fare con molto meno. Non lasciatevi annebbiare dal dolore ma chiedete sempre un preventivo».

Sul sito potete scaricare in formato .pdf il VADEMECUM ANTITRUFFA.

Non c’è che dire: una trovata davvero singolare. Da morire dal ridere.

 

Times New Roman: “Who is my father?”

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Times New Roman

Benvenuti al quarto dei nostri appuntamenti con l’appassionante rubrica “Storie di uomini e fonts“!

Oggi vi racconterò la storia controversa di uno dei font più utilizzati in assoluto in tutto il mondo: Times New Roman e dei suoi possibili papà!

Times New Roman
Times New Roman

Si narra che la nascita di questo font sia legata alla figura di Stanley Morison. Egli infatti nel 1929 scrisse un articolo particolarmente saccente nel quale sminuiva e denigrava il carattere utilizzato dal giornale “Times“, definendolo vecchio e sgraziato. In seguito alla pubblicazione del suddetto articolo, il famoso giornale decise di affidargli il compito di creare un nuovo carattere in grado di sostituire il loro “Times Old Roman”. E fu così che sotto la supervisione di Morison e disegnato dall’abile mano di Victor Lardent che nel 1932 debuttò il celeberrimo Times New Roman.

Morison (1889-1967) aveva manifestato fin dalla giovinezza grandi capacità da designer grafico e fu senza dubbio una delle personalità più influenti del panorama tipografico del 900 inglese. Fondatore del periodico annuale “The Fleuron”, fu consigliere per i caratteri e la stampa  alla Monotype Corporation di Londra, alla University Press di Cambridge e al The Times.

Fin qui, come penserete, nulla d’insolito!

Tuttavia trent’ anni dopo il debutto del famoso font sul quotidiano londinese, alcune vicende incresciose misero in dubbio la paternità di Morison  su questo font.

Nel 1987 dopo aver comprato ciò che rimaneva dall’archivio della Lanston Monotype Corporate statunitense , il tipografo canadese Gerald Giampa, scoprì che la somiglianza del carattere Times New Roman e le bozze del font chiamato “numero 54” era veramente strabiliante! L’importanza di questa scoperta fu chiara al caro Gerald fin dal primo istante. Queste bozze potevano essere infatti  le prove di uno dei casi di plagio più scandalosi della storia della tipografia!

I documenti e gli schizzi  rinvenuti erano infatti datati ai primissimi anni del 1900 e attribuiti aWilliam Starling Burgess. Il signor Burgess fu un designer di barche. A soli 26 anni egli progettò il “suo” Times New Roman nel 1904. Dopo aver chiesto alla Lanston Monotype di realizzare i primi tipi per la stampa tipografica del suo nuovo carattere, abbandonò il progetto per unirsi ai famosi fratelli Wright nella progettazione di un velivolo.

Giampa, per trovare ulteriore conferma alla sua teoria, si rivolse allora a Mike Parker, una delle massime autorità mondiali nel campo della tipografia e della storia. Parker infatti, non solo confermò la teoria della paternità di Burgess sul font, ma si mise anche all’opera per finire e completare il carattere. La teoria della paternità di Burgess fu inoltre avvalorata dal rinvenimento di schizzi e disegni che prevedevano il corsivo del carattere da lui progettato. Come ben sappiamo (spero), il Times New Roman progettato da Morison non prevede alcun corsivo, ma solo una versione standard definita dalla Monotype.

Il carattere completo venne diffuso nel giugno del 2009 con il nome di “Starling“, il secondo nome di Burgess.

In vista di tutto ciò è davvero incredibile come per così tanti anni Burgess non abbia sollevato polemica riguardo all’uso del suo font in tutto il mondo e…come Morison non abbia mai dichiarato di aver “creato” il font.

Vi starete sicuramente chiedendo come mai questa storia risulta ancora in dubbio…

Ebbene signori, dovere sapere che  una serie di eventi tragici ha cancellato definitivamente ogni prova e indizio della storia del Times New Roman: nel 1918 un incendio distrusse il cantiere navale di Burgess, seguito dalla sua morte nel 1947, nel 1941 una bomba tedesca distrusse gli uffici della Monotype di Londra, nel 1967 Morison muore senza mai aver risposto alle domande sull’origine del font, nel 2000 la piena di un fiume ha investito la casa di  Giampa cancellando tutte le prove raccolte negli archivi della Lanston Monotype.

Ufficialmente The Times ha riconosciuto la paternità a “Stanley Morrison, Cameron Latham and perhaps Starling Burgess”. 

E voi, cosa ne pensate?

 

Tale padre tale figlio: Comic sans. Storia di un odio globale.

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Questa la sappiamo tutti:

Comic Sans entra in un bar e chiede da bere,

il barista lo guarda e dice: “Mi dispiace, ma non serviamo il tuo tipo”

( “Comic Sans walks into a bar, bartender says, ‘We don’t serve your type.'”).

Salve a tutti e benvenuti al quarto dei nostri appuntamenti “Storie di uomini e fonts“!

Come avrete già capito dall’incipit, oggi vi delizierò con la divertente e ironica storia di uno dei fonts più brutti e antiestetici di tutti i tempi, il font più odiato dai designers e il più amato dai dodicenni di tutto il mondo, ovviamente sto parlando di Comic Sans!

Vincent Connare

Ebbene signori, sapete a chi indirizzare le vostre lapidi quando un certo tipo di clienti, che non sto qui a precisare, si fissano e richiedono l’uso di questo particolare font per un progetto da realizzare? Se ignorate l’identità del suo creatore (e spero vivamente che siate davvero in pochi a non saperlo), da oggi saprete che l’origine di tutti i mali della tipografia, è da imputare al caro Signor Vincent Connare.

Vincent Connare nasce a Boston nel 1960. Designer di fonts per la Microsoft Corporation, nel 1994 crea il font incriminato. Connare aveva già creato altri caratteri, ma il colpaccio della vita, l’idea del secolo, l’intuizione che avrebbe cambiato per sempre il suo destino, pensate, partì dai “fumetti di aiuto” del famoso Microsoft Bob  (un’interfaccia user-friendly per Windows 3.1).

Microsoft Bob

Era una giornata uggiosa quando infatti, il caro Vincent trovandosi davanti al pc ebbe l’incredibile e “geniale” idea di sostituire il font delle già citate “nuvolette d’aiuto”, che per la cronaca era ilTimes New Roman , con un font più “confidenziale”, più…infantile…più…come dire…più Comic sans!

L’aspetto divertente di questa storia è che il suo font non venne mai integrato nel progetto che lo aveva ispirato, infatti per ragioni logiche e ben evidenti, la sua proposta di sostituire il Times New Roman con il Comic sans, venne rifiutata dalla Microsoft in un lampo. Tuttavia, e sfortunatamente per tutti noi, il suo nuovo carattere venne inserito nel Microsoft Plus di Windows 95, invadendo e conquistando, per certi versi, il mondo.

Vincent attualmente lavora in Uk, presso uno studio di design di font indipendente, il Dalton Maag.

Comic sans, come dichiarato dal suo creatore, nacque quindi con lo scopo di imitare i caratteri dei fumetti. Tuttavia a causa del suo eccessivo e del suo ancora “più eccessivo” sbagliato utilizzo nell’abito tipografico, questo carattere finì per diventare nell’arco di pochissimi anni, uno dei font più odiati in assoluto dagli addetti ai lavori. Talmente odiato, che nell’ottobre del 2010, i designers Dave e Holly Combs diedero inizio ad una “crociata”, creando addirittura il sito web http://bancomicsans.com/, con lo scopo di ottenere la cancellazione e l’abolizione di questo font. In risposta alla campagna, il povero Connare precisò che la sua intenzione era quella di creare e utilizzare questo font solo per software destinati a bambini, ma sappiamo tutti com’è finita!

Tra i più recenti e scandalosi avvistamenti del famigerato Comic sans, ritroviamo quello del 2 luglio 2012 quando la fisica e leader dell’ATLAS Fabiola Giannotti, ha dissacrato l’importanza dell’ultima scoperta del CERN, il bosone di Higgs, presentandosi alla conferenza stampa ufficiale con una presentazione scritta proprio in comic sans…scelta molto discutibile e inappropriata che ha fatto scattare sul web un’incredibile serie di polemiche e disappunti.

Nel chiudere questo articolo vi ricordo che ogni volta che utilizzate comic sans un designer perde le sue ali, un grafico muore e un creativo si ammala, quindi: NON USATE COMIC SANS NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE E ALLA SANITA’ MENTALE.

Vi presento John Barskerville

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Ritratto

Non sarà bello come Brad Pitt, ma senza dubbio quest’uomo è di gran lunga molto più affascinante e interessante!

Ed eccoci al secondo articolo del cliclo “Storie di uomini e fonts”.

Oggi vi presento con lauto piacere il Signor Baskerville.

Ritratto
Ritratto di John Baskerville

John Baskerville (28 gennaio 1706 Wolverley  – 8 gennaio 1775 Londra?) fu un grande uomo d’affari inglese, ricordato tutt’oggi per le sue grandi doti di tipografo. Primo editore moderno, egli cambiò radicalmente il volto della tipografia del ‘700. Sperimentatore di nuove tecniche di stampa, di nuovi inchiostri e di raffinate tecniche di legatoria, partorì dal suo magnifico genio uno dei set di caratteri più eleganti e leggibili di tutta la storia dei fonts.

Membro della Royal Society of Art, insegnante di calligrafia venne nominato nel 1758 tipografo ufficiale dell’Università di Cambridge.

Dopo la pubblicazione di una splendida Bibbia nel 1763, egli iniziò a dedicarsi con crescente attenzione al mondo dell’editoria, del quale sarà uno dei maggiori esponenti.

Uomo dalla sensibilità estetica particolarmente raffinata e in netta contraddizione con gli standard della propria epoca, John ebbe una vita poco semplice. Tentò ripetutamente di vendere i suoi caratteri alle Stamperie Reali, all’Accademia delle Scienze di Parigi e persino alle corti di Danimarca e Russia, sempre con scarso successo.

Dopo la sua morte, avvenuta in circostanze del tutto misteriose probabilmente a Londra, i suoi caratteri vennero venduti continuamente, fino da perdersene le tracce. Riemersero tuttavia durante la Rivoluzione Francese, durante la quale vennero utilizzati per la stampa di “Le moniteur universe“, dopo la quale caddero nuovamente nel dimenticatoio.

Bisognerà attendere Benjamin Franklin per  assistere alla rinascita di questi splendidi caratteri. Franklin infatti ammirava moltissimo l’operato di Baskerville e il carattere da lui ideato tanto da utilizzarlo e adoperarlo in molte pubblicazioni istituzionali. E fu proprio grazie a quest’ultime che il carattere venne introdotto negli Stati Uniti con enorme successo.

In Inghilterra solo nel 1917 la personalità di Baskerville e il suo operato vennero rivalutate grazie al consulente grafico dell’Università di Cambridge Bruce Rogers, che ne riscoprì la grandezza e il valore.

All’inizio del XX secolo le sue matrici vennero rinvenute all’interno di una tipografia Parigina e riutilizzate con gusto nel mondo della stampa contribuendo all’affermazione dei metodi monotype e linotype. Queste stesse matrici sono tutt’oggi custodite nella capitale francese, all’interno dell’Imprimerie Nationale.

Ecco dunque come il Mr Baskerville ebbe postuma la propria soddisfazione!

Promotore del valore dell’arte della tipografia basata sulla bellezza del carattere e sulla composizione ben studiata della pagina, John fu uno spirito rivoluzionario controcorrente nell’epoca in cui un bel libro, era tale, solo se arricchito da illustrazioni e pregiate rifiniture.

Chiudendo quest’articolo, che spero sia stato gradito, vi lascio con una citazione splendida e profonda di questo grand’uomo, padre dell’editoria moderna.

 

“Non è mio desiderio stampare molti libri, ma solo quelli importanti o di merito intrinseco e di sicura fama che il pubblico possa compiacersi di vedere in elegante veste tipografica e di comprare ad un prezzo che ne compensi la straordinaria cura che necessariamente si deve fissare per essi”.

(Frontespizio della sua edizione del “Paradise Lost” di Milton)

Il signor Bodoni. Storia di un uomo e di un font.

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G. Battista Bodoni
Sentir parlare di fonts nel nostro settore è cosa quotidiana. Tuttavia mi è spesso capitato parlando con alcuni colleghi, che essi non sappiano assolutamente nulla riguardo alla storia dei fonts che utilizzano e amano.

Voglio pertanto inaugurare con questo articolo, una sezione dedicata alla storia dei più eccezionali ed unici fonts che hanno letteralmente “scritto” e fatto la storia della tipografia e dell’editoria di tutti i tempi.

Oggi vi parlerò del Signor Bodoni.

G. Battista Bodoni
G. Battista Bodoni

Vi sarà certamente capitato andando in giro per la città ducale di Parma, di vedere dappertutto, e dico dappertutto, questo carattere: segnaletiche, pubblicazioni, cartelloni pubblicitari, nomi delle strade, insegne di attività e così via…una vera e propria overdose di stile, pulizia e rigore grafico. Ma non tutti sanno come la storia di questa bella città, finì per legarsi a quella di uno dei più grandi stampatori italiani di tutti i secoli.

Era il lontano XVIII secolo, quando l’allora duca di Parma Ferdinando, nominò Giovanni Battista Bodoni (Salluzzo 16 febbraio 1740 – Parma, 29 novembre 1813) responsabile e direttore della Tipografia Reale.

Giambattista (per gli amici) era stato iniziato all’arte delle tipografia e della stampa dal padre stampatore fin dalla tenera età. L’adolescenza lo vide spesso a Roma presso la tipografia della Congregazione per la Propagazione della Fede, per la quale lavorava. Dopo il suicidio del suo maestro, che dirigeva quest’ultima, egli decise di voler andare alla ricerca di fortuna in Inghilterra. Recatosi quindi a Salluzzo per salutare i suoi cari, caso volle, che colpito dalla sifilide dovette rinunciare all’idea di partire. E sarà proprio questa malattia per certi versi, la sua più grande fortuna! Una volta rimessosi in forze, il duca di Parma gli affidò infatti la gestione della Tipografia Reale della città.

Inizia per lui il periodo di massima produzione. Vengono realizzate raffinate ed eleganti edizioni di classici come ad esempio l’incredibile Oratio Dominica (1806), opera eccezionale che racchiudeva la traduzione in 155 lingue della preghiera “Padre nostro“.

Il successo delle pubblicazioni bodoniane fu principalmente legato alla qualità e all’altissimo livello di professionalità di ogni opera. Architetture perfette della tipografia, dell’armonia compositiva e dell’equilibrio. Giambattista personalmente curò nel dettaglio ogni pubblicazione scegliendo e mescolando gli inchiostri, progettando e realizzando eleganti pagine sulle migliori carte dell’epoca, e persino occupandosi dell’accurata rilegatura.

Nel 1798 quest’uomo di grande intelletto e capacità dettò inoltre le basi per la creazione dei “caratteri moderni”, progettando e realizzando l’omonimo font Bodoni. Un carattere destinato a rivoluzionare la comunità tipografica a causa del suo evidente contrasto tra le linee spesse e sottili, differenziandosi nettamente dai cosiddetti tipi “oldstyle” o rinascimentali. Ciò che rende estremamente interessante questo font, sono a parer mio, proprio le sue grazie. Sottili ed eleganti, rafforzano l’enfasi dei tratti verticali ottenendo un evidente altissimo e rigoroso livello di pulizia.

L’espressione massima dell’opera di questo grande tipografo è ammirabile nel suo prezioso “Manuale tipografico”, pubblicato postumo dopo la sua morte dalla moglie nel 1813. Una raccolta di più di 600 incisioni, ornamenti, caratteri latini ed esotici e vignette personalmente realizzate dallo stesso.

Un testamento tipografico senza pari, modello tutt’oggi di stile e abilità.

Potete ammirare i tesori dell’operato di questo uomo eccezionale tutt’oggi presso il Museo Bodoniano di Parma, all’interno del quale sono custoditi

– un migliaio di edizioni bodoniane, alcune uniche e rarissime (in seta e pergamena), che costituiscono una delle più ricche collezioni al mondo;

– il carteggio costituito da circa 12.000 lettere;

– documenti, miscellanee di prove e di saggi tipografici, specimen delle più note fonderie straniere e italiane, fogli volanti in carta e pergamena;

– lo straordinario corredo di punzoni, matrici ed attrezzi della stamperia Bodoni (forme per la fusione dei caratteri, lime, pialle, cucchiaini, etc..) per un totale di circa 80.000 pezzi;

– un torchio tipografico, fedele ricostruzione di quello usato dal tipografo saluzzese.

E per chiunque fosse interessato, ecco il link diretto del museo:

http://www.museobodoni.beniculturali.it/

Sesso nella pubblicità? L’importante è che piaccia alle donne!

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silvian

Non sono solo i guru del marketing a pensare che il sesso sia un buon veicolo per
vendere i prodotti, lo pensano in molti.

Le innumerevoli campagne
pubblicitarie a sfondo sessuale sarebbero spesso “troppo irriverenti”
secondo l’opinione pubblica.  

La teoria classica vuole che oltre all’approccio psicologico sia indispensabile quello “biologico”: il sesso è una questione non solo fisica, è innato. È una questione importante che riguarda la riproduzione. È uno stimolo animale che rispecchia il principio della continuazione della specie, del proprio dna. Quindi ci garantisce quell’immortalità a cui aspiriamo, ma che non possiamo raggiungere. Un esempio? Una donna avvenente con seno prorompente stimola l’uomo perché procace, quindi “in grado di riprodurre” la sua specie.
L’istinto della riproduzione è un richiamo innato. Come l’occhio. Ecco,
l’occhio invece stimola il sistema primitivo di difesa e ogni immagine che
richiami la forma dell’occhio provoca quella reazione specifica. Qualsiasi
pubblicità proponga la forma dell’occhio o un richiamo al sesso,
funzionerà.

Il rovescio della medaglia è
rappresentato, appunto, dal fatto che l’attenzione diretta verso il
contenuto sessuale può comportare una distrazione controproducente:
l’immagine attrarrebbe l’attenzione e tenderebbe a saturare le limitate
risorse di processamento dello spettatore, lasciando poco o niente a
disposizione per le altre informazioni dell’annuncio ( il nome della marca
e la body-copy). In compenso il sesso spingerebbe ad un miglior
processamento dell’immagine rispetto al testo: pensieri e cognizioni
sarebbero diretti verso gli elementi sessuali della pubblicità piuttosto
che sul messaggio.


Quali sono gli eventi che catturano di più la nostra attenzione?


1. Il movimento improvviso e imprevisto, che può nascondere una minaccia,
come un attacco fisico.

2. Una variazione di contrasto luminoso, una luce
improvvisa.

3. Gli oggetti che si “manifestano bruscamente” e che
richiedono una reazione immediata.

4. L’espressività umana: il cervello
reagisce alle espressioni degli altri, specialmente se sono “negative”, per
esempio se esprimono paura o rabbia.


Contro ogni previsione non è facile creare una pubblicità a sfondo sessuale
che funzioni. 
Secondo uno studio del “Journal of Consumer

Research” le donne mostrano reazioni negative nei confronti di pubblicità
con contenuti troppo espliciti. Mentre gli uomini hanno un atteggiamento
positivo verso il sesso “informale e ricreativo”, le donne apprezzano
“l’emotività e l’impegno” che può circondare l’atto sessuale. Il consenso
femminile aumenterebbe, se la pubblicità rappresentasse un sesso non privo
di “valori”, come se l’atto sessuale dovesse implicare anche un certo grado
di devozione e impegno.

Quindi attenzione! Perché l’importante è che piaccia anche (soprattutto?) alle donne!

Di seguito una galleria di immagini: buona visione!

Il coraggio di oscurare un sito

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733953_10200950903679570_927116649_nGiuseppe di Napoli, il ragazzone di buona salute che vedete nella foto, è un simpatico ragazzo cosentino di 27 anni, mio collega webmaster. Negli ultimi giorni è salito alla ribalta della cronaca perché ha avuto il coraggio di fare ciò che molti di noi, in passato, si son sognati di fare: un sito messo offline per debito. Quindi ecco capeggiare sul sito del cliente questa immagine con tanto di cifra da dover pagare e relativo numero di iban.

altrimenticiarrabbiamo

Ricostruiamo la vicenda con ordine. Giuseppe più di sei mesi fa conclude un lavoro per conto di Agitmedia srl. Al termine del lavoro presenta una regolare fattura e si mette ad aspettare. Nel caso della vendita di un “oggetto”, se ci fosse un insoluto, l’unico modo per riprendersi ciò che si è perso è “recuperare l’oggetto in questione”. In questo caso quello che si perde sono le “idee e la creatività” che sono un po’ più difficili da recuperare proprio per la loro natura digitale o, come mi piace dire, sono cose “fatte di fumo” (e fa sembrare a chi non paga che non le stia rubando).

Passano dei mesi, il cliente tira fuori scuse su scuse per non pagare il dovuto e Giuseppe comincia a coltivare l’idea di chiudergli il sito… ma non chiuderlo e basta! Qui non si parla di una mera “index bianca” che non avrebbe fatto la differenza ma di uno straordinario sputtanamento all’ italiana che ha inevitabilmente fatto terra bruciata attorno al cliente moroso e forse anche attorno a lui. Del resto è il rovescio della medaglia.

La vicenda non ha nulla dell’ incredibile ai miei occhi, tant’è vero che già da tempo nelle clausole contrattuali del nostro studio (e dopo parecchie volte che ci siamo mangiati il fegato) abbiamo inserito la dicitura che “in caso di morosità vi sia in automatico la chiusura del sito”. La cosa che mi lascia esterrefatto alla fine da questo episodio è vedere come su internet e tra i social (soprattutto tra la schiera di miei colleghi) ci siano persone che invece di appoggiare Giuseppe nella sua protesta siano andati totalmente contro di lui, quasi difendendo e dando coraggio ad alcuni personaggi, incoraggiandoli a NON PAGARE per un lavoro svolto. Non mi meraviglia, quindi, che la professionalità di una categoria sia andata a farsi friggere quasi completamente.
Dal canto mio volevo sentire cosa avesse da dire Giuseppe. Visto che dopo il gesto “incriminato” non ha mai rilasciato dichiarazioni sono andato a contattarlo direttamente.

RDG: Giuseppe, praticamente stai passando tu come “il cattivo della situazione! Che ne pensi?

Giuseppe di Napoli : Dico che ho altri clienti che possono dire il contrario. Colui che non paga un lavoro commissionato non ha di sicuro nessuna giustificazione. Se non hai i soldi non commissioni nessun tipo di lavoro.Questo è inalienabile.

RDG: e sul fatto che molti dicono che dopo questo gesto non lavorerai più?

Giuseppe di Napoli: Ho già ricevuto tantissime richieste di lavoro. Ringrazio quelli che mi supportano. Il fatto che abbia fatto questo dopo 6 mesi non indica la mia poca professionalità nel lavoro ma la poca dimostrata da chi ha commissionato i lavori.sono felicissimo che molti abbiano capito il vero significato di questo andare avanti nella vicenda. #justmymoney farà tutto il resto.

robadagrafici dà tutta la sua solidarietà a Giuseppe. Appoggiamo completamente il progetto di questo nostro compagno d’armi che stà dietro all’ hashtag justmymoney
si ringrazia PatriziaCo Graphic per la supervisione.

La Grafica Editoriale e l’avvento dell’E-book

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l’evoluzione del libro cartaceo

Ai giorni nostri il panorama culturale non è più dominato dal libro, con l’avvento del cinema, radio, televisione, internet, il ruolo del libro è cambiato e continua a cambiare. Il libro però resta comunque determinante, in una cultura sempre più globalizzata infatti i libri venduti in libreria o sul web, plasmano l’immaginario collettivo passando anche attraverso le loro versioni cinematografiche e in tutti gli altri media.

Il Libro, non è solo un oggetto cartaceo o multimediale, ma è sopratutto un oggetto moderno, in continua evoluzione. La modernità del libro come strumento di lettura non dipende solo dalle sue caratteristiche fisiche, infatti non a caso è stato il primo bene di consumo ad avere successo nell’e-commerce grazie al sito di AmazonJeff Bezos, che nel 1955 ha fondato la più grande libreria online del mondo (Amazon), non ha scelto questo settore merceologico per amore della cultura, ma perché ha ritenuto che il libro fosse il prodotto più adatto a essere commercializzato via internet per la sua forma e dimensione che ne rendono facile il trasporto. Questa particolarità si riflette anche nell’attività editoriale e nella produzione dei libri.

I lettori di tutto il mondo si sono ormai accorti di trovarsi in mezzo ad una vera e propria mutazione del modo di fruire l’oggetto “libro”. Non è un segreto per nessuno che, al momento, nel panorama editoriale globale si sia verificato un vero e proprio calo nella vendita del libro cartaceo, mentre invece a farsi strada nelle librerie e nelle case dei lettori sono i libri digitali, fruibili sia sui personal computer che sui dispositivi mobili.

 

La creazione dell’e-book e la morte del libro

Al giorno d’oggi, grazie alle nuove scoperte della tecnica, sono nati gli e-book reader o, in lingua italiana lettori di e-book, in senso stretto sono dispositivi, retro-illuminati e non, che permettono di caricare un gran numero di testi in file e di leggerli su uno schermo touch-screen.
I più evoluti permettono anche di connettersi a internet e attraverso tale connessione, scaricare nuovi titoli. In genere permettono sottolineature e appunti. Alla loro diffusione è d’ostacolo solo un costo di acquisto ritenuto ancora troppo alto, ma questo non gli ha impedito di diffondersi ovunque nella rete.

Quando si parla di testi o libri inediti di scrittori famosi o emergenti, si parla di manoscritti mai pubblicati prima, che arrivano alla redazione delle case editrici sottoforma di fogli stampati scritti al computer, che presuppongono un file o un supporto elettronico in cd o dvd se non addirittura file compressi inviati via e-mail.
Oggi con un personal computer, uno scanner e una stampante, e delle conoscenze tecniche di base, chiunque è in grado di realizzare ed affrontare tutte le fasi della progettazione e della creazione di un libro, anche se a volte a discapito della qualità del libro stesso. I siti web che vendono ebook sembrano infatti addirittura proliferare di “manoscritti” e file di dubbia qualità, che non seguono ne le regole letterarie per essere definiti culturalmente accettabili, ne quella struttura grafica che rende un libro un opera degna di essere letta e comprata volentieri da un possibile lettore. Questi pseudo-libri sono i figli del self-publishing.

Infatti, dall’ideazione alla composizione, dall’impaginazione alla realizzazione dei file da passare in tipografia (il desktop publishing) ogni libro realizzato può essere considerato un prototipo, diverso da tutti gli altri, che deve essere realizzato con estrema attenzione ai dettagli attraverso un procedimento complesso che richiede in tutte le sue fasi notevoli competenze e dunque personale altamente specializzato. Di questo di solito se ne dovrebbe occupare la casa editrice e gli specialisti che vi lavorano, ma per l’utente web “scrittore” a volte questo non sembra essere importante.
Sempre più gente a questo punto si chiede quale sarà il destino del libro e-book nel nuovo settore multimediale del mercato attuale.
Filosofi, scrittori, editori, redattori, grafici discutono su questo tema esprimendo opinioni e congetture contrastanti.
La carta, la legatura, la copertina, le pagine scritte, saranno assorbite dalla travolgente potenza della tecnologia? Il libro che avrebbe dovuto essere lo scrigno immortale delle parole mortali, soccomberà o si evolverà in una nuova forma?
A questo punto è lecito chiedere: la Grafica di Copertina e di Impaginazione seguirà il destino del libro?

 

Il destino della Grafica Editoriale

La veste del libro, la Copertina che può attirare e allo stesso tempo catturare il lettore, che può essere diversa, personalizzata, unica, che può emozionare, stupire o annoiare, può questa opera d’arte grafica svanire e non lasciare traccia?
Per l’autore il libro e la sua copertina sono prima di tutto l’espressione della propria soggettività. Per l’editore sono un prodotto, un idea da inserire in un progetto commerciale più grande. Per il redattore sono un testo da costruire, levigare e migliorare con pazienza. Per l’ufficio marketing sono materiale da plasmare e commercializzare. Per il libraio sono un prodotto da vendere. Ma per il grafico invece, il libro impaginato, e soprattutto la copertina, sono un’emozione da trasmettere al lettore.

La Grafica di Copertina non può soccombere alla tecnologia, come non può il libro. Nella copertina sta il biglietto da visita del libro stesso, è l’espressione della sua anima e del suo contenuto, è il mezzo grafico e artistico per cui il lettore entra nel mondo magico del libro e della letteratura, è il mezzo tramite cui il libro viene valutato dall’utente e poi comprato.
Il libro deve essere un prodotto tecnologico, ben scritto, ben realizzato, ben venduto, letto, riletto e consultato con piacere e profitto.
Il libro deve restare un oggetto di grande bellezza, raffinato e prezioso, grazie alla sua grafica e alla sua copertina anche nel mondo del web.
Il disegno dei caratteri, la scelta delle illustrazioni e la loro impaginazione, il progetto della copertina, hanno la dignità delle arti applicate e sono indissolubili da esso, con l’avvento delle nuove tecnologie possono cambiare i materiali, può cambiare l’intero supporto del libro ma i suoi elementi resteranno immutati.

La Grafica di Copertina è il mezzo tramite cui il libro e il lettore comunicano e il suo destino è di trasmettere sempre e comunque il suo messaggio al mondo. Per ottenere e mantenere questi risultati in un settore ferocemente competitivo come l’attività editoriale, non basta saper usare il personal computer, ma è richiesta al designer una notevole competenza, che si può acquisire solo attraverso la consuetudine con i libri e con l’esperienza; e una costante capacità di innovare e far evolvere la grafica, inseguendo i progressi della tecnica, delle nuove tecnologie e il continuo mutare dei gusti del pubblico.
Ma soprattutto presuppone una grande interesse ed amore per il libro.
Progettare e creare la grafica di un libro è un’attività complessa ed articolata, che va eseguita con il massimo impegno e con una costante attenzione, con piacere e soprattutto con una grande passione, è per questo che esiste il lavoro del graphic designer.

 

Curriculum Vitae e Portfolio Creativo per Grafici

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Il Colloquio del Grafico con le Aziende

Ai nostri giorni, mentre la crisi dilaga e il lavoro scarseggia, l’unico modo davvero creativo per un grafico di distinguersi in mezzo a tutti gli altri è creare un proprio brand e vendersi in maniera efficace. Questo significa presentarsi alle aziende studiando un sistema mirato per dimostrare al primo colpo d’occhio la nostra creatività e le nostre capacità grafiche. Quando le aziende ricevono i curriculum vitae si aspettano di vedere il solo foglio di Word in bianco e nero con una fototessera, sta al grafico realizzare invece un curriculum vitae ed un portfolio lavorativo capace di colpire nel segno e fargli ottenere il posto di lavoro desiderato. Ogni grafico o aspirante tale, dovrebbe personalizzare al massimo il proprio curriculum vitae e portfolio, così da renderlo il biglietto da visita perfetto che gli aprirà le porte della carriera lavorativa desiderata.

 

Il Curriculum Vitae Creativo per Grafici

Il Curriculum Vitae è lo strumento ideale per mostrare la propria abilità nel comporre testi con font scelti appositamente per creare qualcosa di leggibile, fruibile e creativo. Il Curriculum Vitae è i tutto e per tutto un biglietto da visita, molte aziende non contattano possibili candidati se il è poco curato o pieno di errori grammaticali o stilistici. Molti grafici però fanno l’errore di puntare sulla creazione di un logo creativo ed evidente invece di curare la struttura del documento sprecando così un opportunità.

Per creare un Curriculum leggibile e accattivante bisogna seguire dei principi di base precisi:

  • una struttura del testo gerarchica chiara e leggibile
  • per i titoli usare il maiuscoletto adeguatamente spaziato e diviso dal resto del testo
  • evitare i caratteri troppo piccoli e chiari, quindi illeggibili
  • inserire i dati di contatto in modo evidente, non si devono confondere con il resto del testo
  • creare una grafica non invasiva ma che si armonizza con lo stile del testo
  • non utilizzare troppi colori che possano confondere e distrarre
  • inserire tutte le esperienze legate in qualche modo alla grafica
  • se possibile personalizzare il testo per renderlo inerente al tipo di azienda a cui è destinato

 

Il Portfolio Creativo del Grafico

 

Per creare un Portfolio Grafico personalizzato, bisogna tenere presente che nel tempo verrà aggiornato sempre con nuovi lavori, quindi deve essere dinamico e non ristretto ad uno stile o un formato impossibile da modificare. Esistono molti modi di presentare il proprio lavoro ad un’azienda quanti sono i grafici creativi. Non esiste un Portfolio per eccellenza, ma esiste una regola fondamentale da tenere a mente per realizzare un Portfolio Perfetto: mantenere uno stile unitario e riconoscibile in tutti gli elementi o formati che si decidono di utilizzare. Solitamente il Portfolio è un insieme di fogli sciolti raccolti in una cartellina portatile, ma ai nostri giorni il Portfolio Grafico può anche contenere diverse tipologie di elementi grafici:

  • file su CD o DVD
  • siti web
  • montaggi video
  • libri o cataloghi
  • packaging
  • e tanto altro

In realtà, per i grafici il modo migliore per trovare lavoro è ancora il portfolio stampato, molte aziende infatti, non sono pronte a visionare un file e formati che non conoscono o che non gli interessano, è importante realizzare un portfolio adatto alla realtà lavorativa in cui si desidera entrare. Nel caso l’azienda che ci interessa operi in un settore specifico è nell’interesse del grafico realizzare un portfolio che mostri le sue capacità proprio nel campo d’azione dell’azienda, questo dimostra un forte interessamento verso l’azienda che viene sempre apprezzato ed a volte questo è determinante per arrivare ad ottenere il posto di lavoro.

Il Portfolio Grafico ideale deve rispecchiare il talento, gli interessi, le capacità e sopratutto la creatività del Grafico.

Un libro-manuale perfetto da utilizzare come guida nella creazione di un portfolio creativo è “Il Portfolio Grafico” di Sara Eisenman.