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venerdì, Novembre 8, 2024
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EPISODIO 4 – ELOGIO ALLA BRUTTEZZA TIPOGRAFICA AKA IL MISTRAL

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INTRO

Arieccoci qui, con la solita verve del giovedì.
Ho chiuso una rima che scansate DPG.

In questo episodio n.4 de “La rubrica del quore delle font brutte” ho sentito l’esigenza di tirare fuori il lato più INDA GHETTO che generalmente svelo solo a pochi privilegiati. Ma quando si tratta di difendere il buongusto tipografico bisogna metter da parte l’orgoglio, esponendosi il più possibile.
In fin dei conti, è per una buona causa.

È domenica pomeriggio e c’è un sole fuori che il lato più maschioalpha-autoaddicted che c’è in me prende il sopravvento. Straccetto, Glassex, fogli di giornale, aspirapolvere con prolunga ed è subito magia.
La domenica pomeriggio è fatta per pulire la macchina, signori.

Dio l’ha inventata per questo, così nel mentre avete tutto il tempo per digerire i tortellini della nonna che vi ha amorevolmente preparato a pranzo.

Fortunatamente ho ancora il privilegio, ma ancora per pochi giorni ahimé, di girare con un’auto che ha ancora il lettore ciddì integrato. E il mio portaoggetti è colmo di ciddì. Generi rilevati: alternativerock-radicalchic-popporno. E rap, di quello niggah, da ghetto. Evviva l’eclettismo.

E poi boh, tra le mani mi ritrovo un album che non ricordavo neanche di avere.

Pregissimo. Una reliquia.
Ma mannaggiallamiseria. QUEL MISTRAL.


Il Mistral rientra nella categoria delle cosiddette “casual script font”. Quelle che non sai come catalogarle. Quelle democratiche, amiche di tutti, che non credono di avercela dorata, insomma.

Prima di essere uno del ghetto il Mistral era un perbenista francesino, nato nel 1953 dalla penna di Roger Excoffon, per la marsigliese Fonderie Olive. E ha tutti i canoni per essere catalogata come “brush font”; basti vedere i tratti grossi, le lettere che si connettono le une con le altre. Il Mistral, difatti, nacque con l’intento di racchiudere in sé il tonò sofisticatò e frrrroonscesé del dopoguerra.

Solo che Roger non è mai stato ad Amsterdam, di recente. E non sa nemmeno che qualche locale a luci rosse ha usato proprio quella font per la sua insegna al neon. E non sa neanche che il suo caro pargoletto ha fatto er foco oltreoceano, qualche anno dopo averlo dato alla luce.


Analizzando meglio la font, ci rendiamo conto di una cosa alquanto interessante.

Avete visto che il Mistral tutto maiuscolo è un dannatissimo bad-boy, mentre se maiuscoliamo solo l’iniziale diventa il fidanzatino perfetto da presentare ai tuoi, per il pranzo della domenica?

Ed è subito Bronx, Queens, Boombox e freestyle battles. Forse è proprio merito dei graffitari-ribbbelli-inda ghetto che il Mistral è diventato un rappuso. Già negli anni ’80, infatti, lo si poteva trovare su tantissimi berretti e t-shirt oversize. Ed è merito dei N.W.A che ha fatto conoscenza della scena rap americana.

“Straight Outta Compton” è il nome di uno degli EP più importanti nella storia del rap, classe ’88 belli. Il loro primissimo album. Un monumento, un “Se non ce l’hai get out of my waaaay bro”.

Quanto pagherei per vedere il caro vecchio Roger Excoffon in snapback e bandanina scrivere in Mistral su un vagone abbandonato nel Queens, con la bomboletta rossa.

Ma non è tutto, bros. Il caro ribbelle Mistral è sceso davvero inda street, facendo fare skkkrt skkkrt a Ryan Gosling in “Drive” (2011, diretto da Nicolas Winding Refn), film che vanta anche di un importante riconoscimento. Proprio quell’anno, infatti, vinse il premio alla migliore regia al Festival di Cannes.

Quel rosa Schiaparelli colpisce peggio di una qualsiasi colite intestinale.
Eppure non dà fastidio, anzi. Sembra quasi fatto ah hoc, come se avesse trovato un suo habitat ideale nel quale vivere.


Cheddire.
Il Mistral ha questo potenziale inespresso di sembrare potenzialmente nu brav’ uaglioncell’ e un ragazzaccio solo in base alla variabilità dei suoi caratteri. E non è roba da poco.
Quanto è svilente provare a fingersi delle cattive persone solo per far leva sull’ipotetica vulnerabilità della gente, quando  in realtà sei caratterialmente più simile al Dalai Lama che allo zio Putin?

Il Mistral può. Solo lui. E questo fa di questa font una macchina da guerra che sicuramente rimarrà in azione per tantissimi anni, con le sue cartucce sempre pronte a sparare in nome del malessere tipografico.

Anche se boh, alla fine c’ha della cazzimma.
E quelli con la cazzimma vanno sempre trattati bene, altrimenti si arrabbiano e ciaomammaèstatobello.

Per tutto il resto,

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Serena Marzaduri
Serena Marzaduri
Graphic designer di 24 anni, laureata in Design e Comunicazione Visiva presso l’ISIA di Faenza. Vive e lavora a Bologna, tra le sue torri, i localini di musicisti emergenti postpunknewwaveradicalchic e l’onnipresente odore di ragù della domenica diffuso nell’aria. Batterista, costantemente affamata, dannatamente curiosa, logorroica. Appassionata di tipografia, calligrafia, branding, packaging design ed editoria, non sa ancora bene se i WordArt color arcobaleno siano mero trashume tipografico oppure pura genialità.
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