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venerdì, Novembre 8, 2024
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EPISODIO 1 – ELOGIO ALLA BRUTTEZZA TIPOGRAFICA AKA IL PAPYRUS

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INTRO

Mettiamo subito i puntini sulle i (no, non è un modo per iniziare con le battute di bassissima leva tra amanti/esperti di tipografia e stampa a caratteri mobili).

Questa rubrica del cuore a sfondo tipografico non inizierà elogiando Paul Renner.
O parlando di quant’èbbellllal’helvetica madonnaquant’èbbella. NO.

Per poter apprezzare il “bello e buono” dobbiamo prima fare un passo oltre i confini del buongusto grafico, elogiando gli emarginati, gli esclusi, i denigrati, i poracci.
I BRUTTI.
Perchè, diciamocelo. Belli belli proprio non sono; sono “simpatici”.
Tipo “Ehi maa, com’è la tipa con cui sei uscito due giorni fa? Quella dell’appuntamento al buio che ti ha bellamente procurato quel tuo amico?”
“EEEE ERA ERAA SIMPATICA”

Tipo che “Forse dopo quattro Long Island possiamo riparlarne”.

Ecco. Forse dopo un paio di bottiglie di champagne possiamo quasi, e sottolineo quasi, chiudere un occhio sugli inviti e sui segnaposti del matrimonio di nostra cugina scritti in Papyrus.
Ma è solo conoscendo meglio proprio quel denigratissimo Papyrus, la sua storia e quella dei suoi amici (brutti) di merende, che possiamo davvero dire “Non mi piace quella font”.

Anche loro hanno un trascorso, poracci. E io voglio raccontarvelo.

In fondo, ho sempre amato i casi sociali.


Correva l’anno 1982 quando tra synth, Rick Astley, e uno spasmodico senso di nostalgia verso civiltà ormai scomparse il caro Chris Costello, illustratore, web designer ma soprattutto graphic designer, diede vita a quella font che, da bravi paladini del buongusto tipografico, potete ritrovare all’interno del videogame “Undertale”. O sul poster del film di James Cameron,“Avatar” Lì, con le sue sfumaturine blu-neon-aiutostomale. In tutta la sua biblica magnificenza. Ave, Papyrus.

E ho detto “biblica” non a caso. Infatti il nostro Chris “Brosio” Costello ci racconta che ebbe l’illuminazione mentre era intento a leggere la bibbia, nel cortile del suo college. A 23 anni progettò una delle font più odiate dai tipography-addicted e amate da wedding planner/massaggiatrici/zoo safari/kebabbari di tutto il mondo.
E qui chapeau; 23 anni signori miei. Tralasciando il fattore estetico, 23 anni non sono poi così tanti.

Ci mise 6 mesi a progettarlo. 6 mesi in cui, con pennino e carta texturizzata, fece i suoi studi tipografici, fino a rilasciare ufficialmente Papyrus sotto Letraset.

Nel 1997, per 750$, lo vendette alla Microsoft, che lo incluse all’interno del suo sistema operativo Windows, e che lo definì come “una tradizionale capitale romana (un Trajan, per intenderci) che vuole avere quel look un po’ hand-made, tipico del carattere calligrafico”.
Un successone, che venne accolto anche in casa Apple, con il sistema operativo Mac OS X 10.3 “Panther”, classe 2003.

Anche se, a dirla tutta, non ci mise molto a passare dal lato del bullismo tipografico. Grafici e non di tutto il mondo iniziarono una sorta di guerrilla di massa, più o meno silenziosa.

Esiste un sito di gente che posta solo ed esclusivamente grafiche brutte in Papyrus. Si chiama papyruswatch.

Insegne, poster delle sagre del tortello di paese dall’estetica discutibile, completamente in Papyrus. Quel genere di cose che fanno impazzire il lato più trash-lover che è in ognuno di noi.

Ma la vera gloria arriva. Come annunciato in precedenza, con il film Avatar, nel 2009.
Papyrus nel titolo, sul poster, nel merch ufficiale. NEI SOTTOTITOLI.

Praticamente l’equivalente di sparare sulla Croce Rossa. Moralisti tipografici di tutto il mondo, unitevi.
Cameron e tutto il suo team vennero bellamente accusati di aver utilizzato una font da “poraccitudine” per un film da 300 milioni di dollari. Una font a cui fu consegnata ufficialmente la medaglia d’argento di “Worst font ever”, dato che quella d’oro apparteneva ormai da anni al nostro amatissimo Comic Sans.

PAPYRUS PASSIONE WEBSTAR

Il 23 maggio 2017 l’autore del celebre show americano Saturday Night Live, tale Julio Torres, twittò questo post:

Nel settembre dello stesso anno sempre lo stesso show televisivo mandò in onda questo meraviglioso sketch, che vede un Ryan Gosling afflitto da traumi psicologici da abuso di Papyrus all’interno di Avatar.

 

3:05 minuti ricchi di pathos, struggenti, che suscitarono l’attenzione dello stesso Chris.
Lui stesso che, in seguito all’uscita di quello stesso video, affermò durante un’intervista


Cheddire.
I due grandi colossi informatici sopra citati non sono di certo gli scemi del villaggio. Così come per il Comic Sans, se hanno investito su una font, un motivo ci dev’essere.

Bello o brutto che sia, il Papyrus è uno dei più chiacchierati. Perché, in fin dei conti, basta che se ne parli. L’indifferenza è l’arma più dolorosa.
Per tutto il resto,

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Serena Marzaduri
Serena Marzaduri
Graphic designer di 24 anni, laureata in Design e Comunicazione Visiva presso l’ISIA di Faenza. Vive e lavora a Bologna, tra le sue torri, i localini di musicisti emergenti postpunknewwaveradicalchic e l’onnipresente odore di ragù della domenica diffuso nell’aria. Batterista, costantemente affamata, dannatamente curiosa, logorroica. Appassionata di tipografia, calligrafia, branding, packaging design ed editoria, non sa ancora bene se i WordArt color arcobaleno siano mero trashume tipografico oppure pura genialità.
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