Le leggi per una regolamentazione dell’intelligenza artificiale sono morte prima di nascere, e Nvidia ne è l’assassino.
Negli Stati Uniti, ogni possibilità di regolamentazione a breve termine è stata definitivamente spazzata via con l’annuncio dei risultati finanziari da parte di Nvidia. Per tutti coloro che non seguono con assiduità rendiconti per gli investitori, Nvidia ha riportato sorprendentemente alti profitti nel primo trimestre grazie alle vendite delle loro GPU per data center. Queste GPU sono fondamentali per l’addestramento e l’esecuzione di complessi sistemi di intelligenza artificiale. Durante la stessa conferenza per gli investitori, è stato dichiarato che i profitti stanno accelerando anche nel secondo trimestre.
Sin dall’inizio dell’anno, il valore delle azioni di NVIDIA è aumentato di oltre il 160%, portando l’azienda a diventare la più recente società statunitense a raggiungere una capitalizzazione di mercato di un trilione di dollari. Questa situazione certamente ostacolerà qualsiasi tentativo di regolamentazione.
Attualmente, le azioni legate all’IA sono l’unico elemento che mantiene il mercato a galla. I tassi di interesse sono invertiti di più di un punto percentuale, gli Stati Uniti sono in crisi a causa del limite di debito e le opportunità di lavoro, sebbene ancora elevate, hanno subito una riduzione del 25%. Gli investitori stanno acquistando oro come misura di protezione dal collasso economico, mentre si affidano alle azioni legate all’IA per non rimanere indietro. Come cita un titolo su Bloomberg, “L’IA sta diventando la risposta del mercato azionario a tutto”.
Il mercato finanziario sta impazzendo per le azioni legate all’IA. L’intelligenza artificiale rappresenta un tesoro circondato da enormi costi di ricerca e sviluppo. E la risposta del mercato finanziario statunitense ai problemi è semplicemente gettare denaro in questa direzione. Questo approccio funziona meglio per problemi che possono essere risolti investendo ingenti somme di denaro, come lo sviluppo dell’intelligenza artificiale dove nei breve termine i risultati sono tangibili.
I mercati finanziari statunitensi sono i più grandi del mondo, progettati per generare profitti attraverso l’aggregazione di considerevoli somme di denaro. Se viene presentato un problema in cui l’unico ostacolo tra gli investitori e i profitti è un grande investimento, il mercato si impegna appieno in quest’impresa. Ed è esattamente ciò che sta accadendo ora. Considerando l’enorme aumento di valore di mezzo trilione di dollari delle azioni legate all’IA nella prima metà del 2023, sembra evidente che i mercati possano continuare a investire uno o due trilioni di dollari in questo settore, per un tempo indefinito.
Nessun politico sano di mente oserebbe mettersi contro due trilioni di dollari di investimenti annuali di mercato.
Fino ad oggi, il dibattito sulla regolamentazione dell’IA è stato un argomento discusso in maniera molto limitato, a volte, in maniera sporadica coperto dai media. le uniche deboli dimostranze erano da parte degli artisti che si sentivano defraudati, ma anche queste proteste hanno lasciato il passo visto anche le scelte delle diverse piattaforme di accogliere queste tecnologie, non per ultima anche la casa madre di tutti i programmi di grafica ADOBE.
Tutto questo potrebbe essere una bolla, ma fino a quando la bolla non esploderà, sarà difficile regolamentare l’IA. le stesse regolamentazioni EU nate prima del boom degli ultimi mesi e basate e redatte prima dei modelli di linguaggio estese hanno subito cosi tanti disposizioni da rendere facile scappatoie grazie alle varie incongruenze. Mentre nel contesto americano, ciò significa che gli hedge fund e altri grandi attori finanziari potrebbero considerare qualsiasi tentativo di regolamentazione come un potenziale cavallo di Troia che minaccia i loro interessi.
Se la politica non cercherà di regolamentare il mercato delle ai è possibile, ma improbabile, che si verifichi una qualche forma di regolamentazione dei social media.
lo scenario più probabile e “temuto” da tutti (anche gli stessi creatori di open ai) e che di colpo ci troveremo davanti a un evento cosi catastrofico in termini di perdita massiccia di vite, da dover agire. Sperando ovviamente che non succeda, non è definibile in maniera chiara, in un contesto realistico e non fantascientifico, quale potrebbe essere la situazione o l’avvenimento da provocare una presa di posizione globale che necessiti un intervento immediato per cambiare la traiettoria della regolamentazione.
la mancanza di regolamentazioni sull’intelligenza artificiale è una realtà preoccupante che potrebbe avere conseguenze imprevedibili. La regolamentazione potrebbe essere l’unico modo per assicurare che l’IA venga sviluppata in modo sicuro, etico e in linea con gli interessi delle persone e della società nel suo complesso. Altrimenti, rischiamo di lasciare l’intelligenza artificiale nelle mani del mercato finanziario, privando così la nostra capacità di influire sul suo futuro e di mitigare i potenziali rischi che potrebbe comportare per plasmare il futuro dell’intelligenza artificiale in modo responsabile.
Il Gruppo Amadori ha deciso di affidare al suo nuovo logo il compito di rappresentare il suo corporate brand nel futuro, sottolineando così l’importante trasformazione che l’azienda ha intrapreso. Confermando la storia e l’identità del marchio, il nuovo logo testimonia la volontà di evolversi al di là dei confini in cui Amadori si è sviluppata nel corso degli anni, diventando uno dei simboli della filiera avicola italiana e dell’eccellenza alimentare nel paese.
Nel progettare la nuova identità visiva del corporate brand, il marketing strategico di Amadori, in collaborazione con Goodmind, un’agenzia torinese di design del marchio, ha seguito le linee guida della semplicità, immediatezza, riconoscibilità e freschezza. Ogni elemento di significato è stato attentamente considerato per mettere in evidenza l’autenticità dei prodotti firmati da Amadori e la loro italianità. L’aspetto visivo rappresenta il primo impatto che si ha di un marchio e determina l’immagine aziendale fin dal primo istante. È per questo motivo che un cambiamento nel logo, soprattutto per un marchio storico, può avere un significato profondo, come nel caso di Amadori. L’azienda, una delle principali nel settore agroalimentare italiano, fondata alla fine degli anni ’60, sta adottando una nuova identità visiva per rappresentare il suo marchio.
Il nuovo simbolo grafico si presenta con una sensazione di “libertà”, a dimostrazione dell’ambizione di superare i limiti, grazie a prodotti di alta qualità e innovativi, inclusi quelli a base vegetale, Amadori mira a diventare un punto di riferimento per le proteine in Italia.
Il nuovo logo farà il suo debutto a partire dal mese di giugno, accompagnando la nuova campagna pubblicitaria. Sarà poi applicato a tutta la Corporate Identity e diventerà l’elemento distintivo dell’imponente rinnovamento grafico dei prodotti a marchio Amadori.
“Amadori rappresenta da sempre più di un marchio: è un’azienda fondata su valori forti e condivisi, che si contraddistingue per la passione, la sincerità, la trasparenza, la qualità e la capacità di innovare”, afferma Matteo Conti, Direttore Centrale Marketing Strategico. “Il nuovo logo incarna questi valori, facendo ‘parlare’ il nome dell’azienda, senza aggiungere né togliere nulla. Il carattere tipografico e i colori mantengono la continuità con l’identità originaria del marchio, esprimendo qualità, naturalezza e freschezza, ma anche, a un livello più profondo, serenità e speranza. Il puntino sopra la ‘i’, che spicca grazie al colore rosso e alla sua forma leggermente ovale posizionata orizzontalmente, diventa un pittogramma che allude sia alla passione, sia all’elemento base della filiera integrata, ovvero l’uovo. Quest’ultimo rappresenta l’architrave e l’orgoglio del nostro sistema produttivo”.
Con il nuovo logo, Amadori si prepara a intraprendere una nuova fase del suo percorso aziendale, mantenendo sempre saldo il proprio impegno per l’innovazione, la qualità e l’autenticità dei prodotti che offrirà ai suoi consumatori.
“Era necessario un rinnovamento estetico, ma anche una freschezza strategica che si estende ai prodotti proteici”, spiega Conti. Entrare nel mondo vegetariano rappresenta un segnale importante: “I primi mesi di lancio non sono stati facili”, continua. “La domanda è presente ed è molto forte, ma si tratta principalmente di consumatori flessitari, in quanto il nostro target non è solo il consumatore veg, ma anche coloro che iniziano a alternare o combinare. Per questo motivo, Amadori punterà molto sulla linea plant-based, che verrà utilizzata nella prossima campagna per esprimere il nuovo posizionamento basato su due produzioni: la tradizione del campese e l’innovazione della linea vegetale”.
Il nuovo logo farà il suo debutto a partire da giugno con la nuova campagna pubblicitaria e successivamente verrà applicato a tutta l’identità aziendale, diventando l’elemento distintivo del prossimo restyling grafico dei prodotti a marchio Amadori.
Le aziende italiane sono chiamate a riflettere sulla qualità del tempo dedicato al lavoro grazie all’iniziativa di HUB09 BRAND PEOPLE LO VOGLIO SUBITO. Questo manifesto, pubblicato oggi su La Stampa e La Repubblica, sarà anche diffuso attraverso i principali canali social.
Il Tempo è Denaro, ma le Agenzie di Comunicazione Offrono Molto di Più
Le agenzie di comunicazione non vendono solamente tempo, ma idee, strategie, empatia, fantasia, emozione e addirittura amore. Esse si dedicano appassionatamente ai marchi, lavorando con responsabilità ed entusiasmo sui prodotti e servizi. Spesso, le aziende richiedono rapidità, ma siamo sicuri che la velocità sia un valore aggiunto? Per creare un packaging, ideare una campagna sui social media o realizzare uno spot, è necessario del tempo. Lavorare in fretta non permette di dedicare l’attenzione adeguata alle idee, alle strategie e ai pensieri.
La Sostenibilità Passa attraverso i Rapporti Umani
In questi ultimi tempi, si parla molto di sostenibilità, ma è importante ricordare che essa si basa innanzitutto sui rapporti umani e sulla capacità di lavorare insieme, con organizzazione, rispetto e fiducia reciproca. Dobbiamo amare i nostri brand e farlo in modo sostenibile.
Prendere Posizione per Conservare la Bellezza del Nostro Lavoro
“Stiamo svolgendo il lavoro più bello del mondo”, ripeto sempre ai ragazzi di HUB09, “ma a volte dobbiamo prendere posizione e ricordare a tutti il valore di ciò che facciamo. In ogni agenzia, soffriamo per la mancanza di tempo, siamo diventati schiavi della velocità, sia come creativi che come clienti. Non è facile sfuggire a questa logica, ma credo che sia giusto almeno provarci. Un vecchio direttore creativo, molti anni fa, interrogato da un giovane brand manager su quanto tempo ci avesse impiegato per realizzare una determinata creatività, rispose: ‘trent’anni’. Vorrei invitarvi tutti a riflettere su questo. Il tempo ha valore. E questo vale sia per le agenzie che per i clienti. Dobbiamo dedicare il tempo necessario per fare le cose bene, perché ciò migliora anche la qualità della nostra vita e porta a risultati migliori”, conclude Marco Faccio, fondatore di HUB09.
Con la recente campagna pubblicitaria dell’Italia che utilizza l’immagine della Venere di Botticelli per promuovere il turismo nel Paese, sono sorti diversi dibattiti e opinioni contrastanti riguardo l’efficacia e la rappresentatività dell’immagine scelta.
La nuova campagna di promozione del turismo italiano “Italia: open to meraviglia” è stata presentata dal Ministero del Turismo ed Enit con il contributo del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della Presidenza del Consiglio. Il testimonial della campagna è la Venere di Sandro Botticelli, una “virtual influencer” che viaggerà lungo il Bel Paese per raccontare le bellezze paesaggistiche, le città d’arte, i borghi, la gastronomia e le offerte turistiche uniche che caratterizzano l’Italia.
L’Italia è un Paese bellissimo, non c’è dubbio, con una cultura e una storia millenarie che affascinano il mondo intero. Peccato che spesso, invece di sfruttare al meglio queste risorse, ci si accontenti di ricorrere a luoghi comuni e stereotipi per promuovere il nostro Bel Paese (citando il professore: l’Italia è bellissima, il problema sono l’italiani)
E così, abbiamo assistito all’ennesimo esempio di questa triste abitudine con la campagna pubblicitaria che utilizza la Venere di Botticelli per promuovere l’Italia. Ma siamo seri? Non potevamo trovare di meglio? Dobbiamo davvero continuare a raccontare il nostro Paese come se fosse un museo a cielo aperto, con i soliti cliché di pizza, mandolino e monumenti antichi? verybello e italia.it non ci hanno insegnato nulla? RICORDATE? Il progetto, costato 35mila euro, sarebbe dovuto diventare il contenitore per la promozione turistica del patrimonio culturale italiano a livello globale, ma i limiti dell’operazione sono emersi ben oltre le criticità lessicali del nome. Tuttavia, nonostante il fallimento di VeryBello, il Ministero della Cultura ha deciso di investire quasi 25 milioni di euro nel sito Italia.it per la promozione turistica italiana, con altri 13 milioni di euro previsti per la creazione di un nuovo sito, pubblicità, indagini e costosi video. tutte operazioni che hanno cessato di esistere dopo nemmeno un anno.
Io sinceramente, davvero me li immagino, poverini, quelli di armando testa chiusi in brainstorming da 7 giorni, con le ascelle pezzate, ormai stanchi e disperati, che esordiscono con “IDEA! FACCIAMO QUALCOSA DI INNOVATIVO!!!! MAI VISTO, TRASFORMAIMO LA VENERE NELLA FERRAGNI!” bella zio, e giù a darsi pacche sulla schiena, tipo terzo tempo di rugby.
Se ciò non bastasse c’è di più: il volto della Venere è stato ridisegnato con una pazienza e un senso della misura unici, che ha richiesto probabilmente anche l’uso di tecnologie 3D. Ecco perché la Venere originale, con il suo volto antico e malinconico, non sarebbe stata in grado di trasmettere i concetti che devono veicolare la nuova campagna pubblicitaria.
Chapeau, Armando Testa, proprio quando pensavamo che il mondo della pubblicità non potesse più stupirci, eccovi qui a dimostrarci il contrario e visto che le forme morbide della venere poco si confà ai canoni delle instagrammerz prendiamo solo foto stock di signorie super magre cosi da buttare al ortiche anche tutti i discorsi di body-postivity. E si, signori, ho scritto proprio “foto stock”, in quanto per una campagna di questa portata si è pensato bene di non fare un servizio fotografico ad hoc!
Gaffe nella gaffe il dominio opentomeraviglia.it non è stato neppure acquistato. Si tratta di una gaffe clamorosa, che dimostra una totale superficialità da parte dell’agenzia creativa incaricata della campagna. Ma chissà, forse è stata una scelta strategica: dopo tutto, perché acquistare un dominio che rispecchia il nome della campagna quando si può utilizzare un sito già esistente come italiantourism.com? Tuttavia, è difficile credere che una scelta simile sia stata fatta con una logica di risparmio di tempo e denaro piuttosto che con la consapevolezza della scarsezza di idee. La campagna si presenta dunque come un’occasione mancata, una delle tante che il nostro paese sembra non saper cogliere per promuovere il turismo in maniera moderna e innovativa.
Ma non è finita qui, cari lettori. Se già il fatto che il dominio opentomeraviglia.it non sia stato acquistato è piuttosto imbarazzante, la situazione diventa ancora più paradossale se consideriamo il modo in cui sono state gestite le immagini sul sito del Ministero del Turismo. Infatti, come hanno sottolineato vari utenti, le immagini utilizzate sul sito sono state scaricate e trasferite via WhatsApp. Sì, avete letto bene: WhatsApp. Non c’è stato nemmeno l’impegno di trasferire le immagini in alta qualità. No, si è preferito fare le cose in modo frettoloso e poco professionale.
“e poi chi di noi non usa WhatsApp per scaricare immagini, no?”. E infatti, le foto scelte sembrano più adatte a una gita tra amici che a una campagna promozionale di un paese a cui non si è prestata nemmeno l’attenzione di raddrizzare li sfondi, la mia ocd mi sta uccidendo nel vedere il lago storto!
E questo, ancora una volta, non fa che mettere in luce la mancanza di attenzione e di impegno nella promozione del nostro patrimonio culturale e turistico. Una mancanza di impegno che, purtroppo, sembra essere una costante in molte delle politiche culturali del nostro Paese.
L’idea di utilizzare la Venere di Botticelli come virtual influencer vestita da ciclista, mentre mangia una pizza in riva al lago o mentre si fa un selfie in piazza San Marco, sembra essere stata presa senza alcuna considerazione per il valore artistico del dipinto originale. Si tratta di un meta-racconto di uno stereotipo che rappresenta la ragazza che si apre alla meraviglia (???) con fotomontaggi, deepfake e un paese vuoto e vacuo un po’ come le idee per questa campagna.
Non solo la campagna è inutile dal punto di vista artistico, ma sembra anche essere completamente fuori dal tempo. non parla ai millenals, ne parla alla gen z. Come ha fatto notare Mario Moroni (autore del podcast il caffettino), questa campagna fa boomer da tutte le parti. È come se fosse stata pensata da una cinquantenne con la panza che va su TikTok per cercare di capire cosa fanno “i giovani”, Insomma, mi sento di poter affermare che la campagna del Ministero del Turismo sembra una delle più grandi “start-up di merda” degli ultimi anni. (Mario qui prepara il bonifico per la marchetta!)
Ma quanti soldi sono stati spesi per questa campagna? Secondo le dichiarazioni ufficiali, la cifra si aggira sui 9 milioni di euro. Un bel gruzzolo, considerando che l’immagine della Venere è stata modificata al punto da risultare irriconoscibile rispetto all’originale, La Venere di Botticelli è stata ridotta a una caricatura di se stessa, e l’Italia a un luogo finto e privo di autenticità.
E’ stato dichiarato che L’ente Enit spenderà nove milioni di euro per promuovere l’Italia durante le stagioni primavera/estate e autunno/inverno, sui principali mercati internazionali. L’investimento si concentrerà sui paesi con flussi turistici esistenti e attesi, come Europa, Paesi del Golfo, USA, Centro e Sud America, Cina, India, Sud Est Asiatico e Australia. La metà dei soldi andrà ai principali hub aeroportuali e stazioni ferroviarie europee che hanno collegamenti diretti con l’Italia. Un video promozionale sarà trasmesso sui voli Ita Airways e sulle stazioni ferroviarie, mentre un QR code localizzato per paese richiamerà i visitatori al portale Italia.it. Circa 4 milioni di euro saranno destinati a campagne digitali internazionali per aumentare il traffico sul sito.
Non si può che rimanere senza parole di fronte a una spesa così ingente per un risultato così povero. Parafrasando il noto autore di marketing Seth Godin, “il marketing non è più una questione di soldi. È una questione di idee” e anche per la creatività è cosi!
Ebbene, in questo caso sembra che non ci sia stata alcuna idea dietro questa campagna, solo una serie di scelte superficiali e fuori luogo che hanno portato a un risultato che non promuove l’Italia, ma la rende solo ridicola agli occhi del mondo.
il marchio di birra Stella Artois è conosciuto in tutto il mondo per la sua lunga storia, il suo gusto raffinato e la sua identità visiva iconica. Difatto il logo di Stella Artois è uno dei marchi più antichi ancora in uso nel mondo delle birre. Con una storia che risale al 1366, quando la birreria Den Hoorn fu fondata in Belgio, il marchio è stato successivamente acquisito da Sebastian Artois nel 1708. Da allora, il marchio ha subito diverse evoluzioni, ma il logo originale del corno, simbolo di abbondanza e celebrazione, è rimasto un elemento distintivo del marchio. Tuttavia, il marchio come lo conosciamo oggi è stato creato negli anni ’20, quando la birra è stata reintrodotta sul mercato come “Stella” in onore della stella a otto punte sul logo. Nel corso degli anni, il marchio ha subito diverse evoluzioni nel design del logo, passando da uno stile più elaborato e dettagliato negli anni ’20 a uno stile più minimalista e moderno negli anni successivi. Negli anni ’60, il logo di Stella Artois è stato ulteriormente semplificato, con l’introduzione del caratteristico logo rosso e bianco con la stella a otto punte al centro.
Nel corso dei secoli, Stella Artois è cresciuta fino a diventare una delle birre belghe più conosciute a livello internazionale, distribuita in oltre 80 paesi. Nonostante i cambiamenti nella gestione e nell’immagine di marca nel corso degli anni, il logo del corno di Stella Artois è rimasto fedele alle sue radici storiche, conferendo al marchio un’identità iconica e riconoscibile a livello globale.
La storia aziendale:
Fondata nel 1366 nella città di Leuven, in Belgio, Stella Artois ha una tradizione di oltre 650 anni nella produzione di birra di alta qualità, diventando un marchio di riferimento nel settore delle birre premium. Nel corso degli anni, Stella Artois ha evoluto il suo marchio e la sua identità visiva per rimanere rilevante e attraente per i consumatori moderni.
Di recente, il marchio ha presentato il suo nuovo Brand, un progetto di redesign del marchio sviluppato in collaborazione con lo studio di design JKR Global, con la consulenza del rinomato designer di lettering Alec Tear.
interpretazione del brief:
Il nuovo Brand di Stella Artois è il risultato di un’attenta riflessione sulla storia e le origini del marchio, nonché sulla sua evoluzione nel contesto contemporaneo. In collaborazione con i partner di AB InBev, Stella Artois e lo studio JKR Global hanno lavorato per creare un sistema di design contemporaneo che si estenda a tutti i punti di contatto del marchio, offrendo un’esperienza di marca distintiva e riconoscibile.
Uno degli aspetti chiave del nuovo Brand di Stella Artois è l’ispirazione tratta dai moderni codici del lusso e della moda. Questo si riflette nell’uso di materiali di alta qualità, finiture raffinate e dettagli eleganti in tutti gli elementi del marchio, dalle etichette alle lattine, dalle bottiglie alle scatole e ai calici. Il marchio mira a offrire un’esperienza premium e sofisticata ai suoi consumatori, sia nel prodotto stesso che nell’estetica del marchio.
Il lettering:
Alec Tear, noto designer di lettering, ha giocato un ruolo chiave nella redesign del logo di Stella Artois. Nel suo lavoro, Tear ha affrontato la sfida di reinterpretare il logo esistente in modo da rispettarne la storia e l’eredità. L’obiettivo era di offrire un logo che fosse moderno e distintivo, ma che allo stesso tempo richiamasse la longeva tradizione del marchio. Il nuovo Brand è stato progettato per catturare l’attenzione dei consumatori e per evocare un senso di orgoglio ed eleganza ma allo stesso tempo renderlo più pulito e armonioso con il suo contesto circostante.
la strategia:
Secondo lo studio JKR Global, il nuovo Brand di Stella Artois è stato progettato per essere “visibile e condivisibile”. Questo significa che ogni aspetto del marchio, dai materiali di imballaggio alle etichette, è stato creato per catturare l’attenzione dei consumatori e promuovere la condivisione su diversi canali di comunicazione, compresi i social media. Il design contemporaneo e sofisticato del Brand è stato pensato per essere distintivo e riconoscibile, permettendo al marchio di distinguersi dalla concorrenza e di rimanere impresso nella mente dei consumatori.
Le immagini
Una delle caratteristiche chiave del nuovo Brand di Stella Artois è l’uso di lifestyle photography realizzata da Cait Oppermann. Attraverso il suo obiettivo, Oppermann cattura momenti di bellezza intorno al tavolo, con storie intriganti e inaspettate in cui si incontrano cultura alta e bassa, e una qualità cinematografica che eleva il quotidiano. Queste immagini sono state integrate nel nuovo Brand di Stella Artois per trasmettere l’esperienza di consumo del marchio in modo coinvolgente ed emozionale. Le fotografie ritraggono persone che condividono momenti di convivialità intorno a un bicchiere di Stella Artois, sottolineando l’importanza delle connessioni sociali e dell’ospitalità nella cultura del marchio. il logo di Stella Artois è stato sottoposto a un restyling per renderlo più contemporaneo e coerente con il nuovo sistema di design del marchio. Il risultato è un logo pulito e riconoscibile, con un carattere tipografico distintivo che richiama l’estetica del lusso e della moda. Il logo è stato progettato per funzionare su diversi canali di comunicazione, dai social al packaging alle etichette, per adattarsi alle diverse dimensioni e ai diversi materiali su cui viene applicato.
Il design system:
Inoltre, lo studio JKR Global ha svolto un ruolo di primaria importanza nella creazione del nuovo Brand di Stella Artois. In collaborazione con AB InBev, lo studio ha sviluppato un sistema di design contemporaneo che si estende a tutti i touchpoint del marchio, compresi packaging, etichette, materiale pubblicitario e altro ancora. L’obiettivo era di creare un’esperienza di marca coesa e distintiva, che riflettesse l’identità e i valori di Stella Artois in modo contemporaneo e attraente per i consumatori di oggi.
Oltre al logo, il nuovo Brand di Stella Artois include anche un sistema di design unificato per l’imballaggio dei suoi prodotti. Le lattine, le bottiglie, le scatole e i calici sono stati progettati con una nuova estetica contemporanea. I materiali di imballaggio sono di alta qualità, con finiture raffinate e dettagli eleganti che conferiscono al marchio un aspetto sofisticato e premium. Il sistema di design unificato consente una facile riconoscibilità del marchio sui diversi formati di imballaggio e promuove una coerenza visiva in tutti i touchpoint del marchio. Una delle caratteristiche chiave del nuovo Brand di Stella Artois è anche l’enfasi sulla sostenibilità e la responsabilità sociale d’impresa. Il marchio ha posto una grande attenzione all’utilizzo di materiali riciclabili e all’adozione di pratiche sostenibili nell’intera catena di produzione. Questo impegno verso la sostenibilità è evidenziato anche nel design dell’imballaggio, con un’attenzione particolare all’utilizzo di materiali eco-friendly e a una gestione responsabile dei rifiuti.
Il mercato globale:
Inoltre, il nuovo Brand di Stella Artois riflette anche l’approccio globale del marchio. Stella Artois è una birra con una storia di successo a livello internazionale, e il nuovo Brand è stato progettato per essere riconoscibile e rilevante in diversi mercati di tutto il mondo. Il design pulito e sofisticato del marchio si presta bene a una comunicazione visiva efficace a livello globale, permettendo al marchio di espandersi ulteriormente e di raggiungere nuovi consumatori in diverse parti del mondo esprimendosi in maniera mirata alle macro categorie dei clienti.
Inoltre, il nuovo Brand system di Stella Artois è stato creato per essere versatile e adattabile a diverse occasioni di consumo. Che si tratti di un momento di relax a casa, di una cena con gli amici o di una serata in un bar alla moda, il marchio si adatta a diverse situazioni di consumo e si integra perfettamente in diverse esperienze di consumo. Questa flessibilità nel design del marchio permette a Stella Artois di essere rilevante per una vasta gamma di consumatori in diverse occasioni di consumo, mantenendo al contempo una forte coerenza del marchio.
La presenza social
Con la crescente presenza dei social media e la velocità con cui le informazioni si diffondono online, è essenziale che i marchi siano riconoscibili e coerenti in tutti i canali di comunicazione. Il nuovo Brand è stato progettato con questa consapevolezza, creando un’identità di marca distintiva e facilmente riconoscibile che si presta bene a una comunicazione digitale efficace. lo studio JKR Global ha sottolineato l’importanza di creare un marchio “visibile e condivisibile”. Nell’era dei social media, la condivisione di esperienze e di contenuti online è diventata una parte integrante della cultura del consumo. Il nuovo marchio di Stella Artois è stato progettato per essere visibile e condivisibile sui canali digitali, con un design accattivante che si presta bene a essere condiviso sui social media e a generare interazioni e coinvolgimento da parte dei consumatori.
Il nuovo Brand è stato accolto positivamente dai consumatori e dalla comunità del settore delle bevande oltre che dagli stakeholder dove il design contemporaneo e sofisticato del marchio è stato apprezzato per la sua distintività e riconoscibilità, mentre l’attenzione alla sostenibilità e alla responsabilità sociale d’impresa ha ottenuto elogi per l’impegno di Stella Artois nei confronti dell’ambiente e della società. Questo nuova immagine va considerato come un passo avanti importante nella costruzione di un marchio moderno e allineato alle aspettative dei consumatori attuali. Stella Artois continua a essere un marchio di riferimento per gli amanti della birra in tutto il mondo, e il suo nuovo Brand rappresenta una testimonianza della sua volontà di adattarsi ai tempi e di affrontare le sfide del futuro. Con una combinazione di tradizione, innovazione e responsabilità sociale d’impresa, Stella Artois si posiziona come un marchio di birra premium all’avanguardia, pronto a soddisfare le aspettative dei consumatori moderni e a prosperare nel competitivo mercato delle bevande alcoliche.
Pepsi ha appena presentato il nuovo logo e sistema di brand che utilizza immagini ad alto contrasto per vendere i suoi prodotti Zero zuccheri e per molti esperti del settore si tratta del miglior marchio che Pepsi abbia avuto nei ultimi decenni.
Il nuovo brand verrà lanciato in Nord America questo autunno e nel resto del mondo nel 2024. La novità più grande è che il logo “Pepsi” è stato riposizionato all’interno del globo patriottico “yin-yang” dell’azienda, proprio dove si trovava e si ricorda chi come me è cresciuto negli anni ’80 o ’90. Tuttavia, il nuovo brand non è solo una grande operazione nostalgia come spesso succede. È stato appositamente creato e pensato per allontanare l’associazione di Pepsi con lo zucchero, infatti il colore nero – lo stesso di Pepsi Zero Sugar – attraversa la palette di rosso, bianco e blu per legare insieme il marchio. Il nero inizia con il logo, quindi contorna il globo e si estende anche nella “pulse”, una trama digitale che si irradia dal logo e si anima a qualsiasi ritmo di sfondo. “Molte persone non si accorgono nemmeno che il nero è omni presente”, afferma Todd Kaplan, CMO di Pepsi. “È un colore intenzionale che abbiamo aggiunto con [Pepsi] Zero Sugar, che sarà il marchio principale che utilizzeremo per la commercializzazione. [Il nero] può agire come una dichiarazione di master brand”.
Il logo è stato ideato dal SVP e chief design officer di Pepsi, Mauro Porcini, (https://www.instagram.com/mauroporcini/) che ha inizialmente sviluppato mezza dozzina di concetti per il nuovo branding, ma tutti tranne uno utilizzavano un logo blu. “Abbiamo sviluppato prototipi di lattine e li ho messi sulla mia scrivania. Per mesi e mesi li ho avuti davanti a me ad ogni riunione,” ha spiegato Porcini. Man mano che li mostrava a più persone all’interno dell’azienda, l’iterazione nera si distingueva sempre di più, anche se nessuno amava il design in sé. “Ci siamo resi conto che la gente amava il concetto a causa del contrasto”, ha detto Porcini, e così l’azienda ha raffinato il logo in nero per il lancio. L’aggiunta del nero ha aumentato notevolmente l’impatto visivo del marchio di Pepsi, permettendo di distinguersi nella saturazione dei social media e di altri ambienti digitali. Anche il blu di Pepsi è diventato più ricco lungo il percorso di creazione del nuovo marchio. Ora definito “blu elettrico”, si avvicina di più alla mezzanotte rispetto ai blu di Pepsi del passato, quasi tendendo al viola.
Il nuovo logo di Pepsi è progettato per funzionare bene su Instagram, su una lattina, durante una trasmissione della NFL o su abbigliamento e altri oggetti con il marchio.
Come già detto in precedenza la nuova immagine coordinata di Pepsi è stata creata per allontanare l’associazione del marchio con lo zucchero, in linea con l’attuale trend di consumo di bevande meno zuccherate e per rimanere competitivi in un mercato dove leggi come la sugar tax da parte delle istituzioni si fa sempre più pressante e presente.
il nuovo logo e l’immagine di marca di Pepsi rappresentano un importante passo avanti per il marchio, che ha deciso di abbracciare le nuove tendenze del mercato delle bevande, offrendo prodotti meno zuccherati e una grafica rinnovata. Il nero e il blu elettrico sono stati scelti per creare un design accattivante e riconoscibile in un’era digitale in cui la visibilità è fondamentale per la sopravvivenza del marchio. Sarà interessante vedere come la nuova immagine di marca di Pepsi influenzerà l’evoluzione del settore delle bevande e se i consumatori risponderanno positivamente all’innovazione grafica del marchio.
Intanto i commenti sui social sono molto positivi e a molti di noi in redazione il marchio è piaciuto molto, l’ultima parola come al solito spetta ai consumatori.
La Premier League sta per introdurre un nuovo tipo di carattere per le maglie delle squadre a partire dalla stagione 2023-2024. Il font è stato creato in collaborazione con Avery Dennison, che ha sostituito Sporting ID come fornitore ufficiale della Premier League nel 2019.
Secondo la Premier League, il nuovo tipo di carattere è stato progettato per migliorare l’esperienza dei tifosi, rendendo più facile per loro identificare i giocatori e seguire la partita. Il font sarà utilizzato per i nomi dei giocatori e i numeri sulle maglie, nonché per i distintivi delle maniche delle maglie.
Il nuovo tipo di carattere sarà disponibile in una vasta gamma di colori, che consentirà alle squadre di personalizzare le loro maglie in base ai propri colori sociali. Ciò garantirà che ogni squadra abbia un look unico e riconoscibile.
Il nuovo tipo di carattere è stato testato in campo dai commentatori della Premier League Martin Tyler, Jim Proudfoot e Joe Speight, presso lo stadio della squadra del Brentford, il Gtech Community Stadium. Secondo i commentatori, il nuovo font è molto leggibile e facile da identificare, il che lo rende ideale per i tifosi che seguono la partita da casa.
Il nuovo tipo di carattere è stato creato per sostituire il font attuale, che è stato introdotto nel 2017. Il font attuale ha ricevuto alcune critiche da parte dei tifosi, che lo hanno trovato difficile da leggere e poco attraente. Il nuovo tipo di carattere è stato progettato per risolvere questi problemi e migliorare l’esperienza generale dei tifosi.
Il Chief Commercial Officer della Premier League, Will Brass, ha dichiarato: “Il tipo di carattere è diventato parte integrante dell’identità della Premier League. Siamo felici di poter lavorare con Avery Dennison per creare un nuovo tipo di carattere che sia moderno e leggibile, ma che mantenga anche l’identità della competizione.”
Il nuovo tipo di carattere della Premier League è un esempio di come la tecnologia possa essere utilizzata per migliorare l’esperienza dei tifosi. Offrendo un design moderno e leggibile, la Premier League sta dimostrando il proprio impegno per l’innovazione e l’eccellenza.
Sarà interessante vedere come i tifosi reagiranno al nuovo tipo di carattere quando le nuove maglie verranno presentate in vista della stagione 2023-2024. Tuttavia, la Premier League è fiduciosa che il nuovo tipo di carattere riceverà un’accoglienza positiva da parte dei tifosi e delle squadre.
Liberare il potere dell’effetto Zeigarnik nel design UX
In qualità di designer, che si occupa anche di UX design, sono sempre alla ricerca di modi per migliorare il coinvolgimento e la fidelizzazione degli utenti sui prodotti a cui lavoro. Un concetto che ha attirato la mia attenzione è l’effetto Zeigarnik. Dico la verità fintano non sono entrato nella tana del bian-coniglio studiando per questo articolo non mi ero reso conto di quanto spesso io sia vittima di questo effetto e di come alcune aziende abbiano usato dei dark pattern per spingermi a completare delle task. In questo articolo esplorerò la definizione, la psicologia e gli esempi dell’Effetto Zeigarnik nella vita quotidiana e come può essere applicato al design UX. Discuterò anche i vantaggi, le tecniche, i casi di studio, le potenziali sfide e le applicazioni future dell’Effetto Zeigarnik nel design UX.
Introduzione all’Effetto Zeigarnik
L’Effetto Zeigarnik è un fenomeno psicologico che spiega la tendenza delle persone a ricordare meglio i compiti incompleti o interrotti rispetto a quelli completati. Prende il nome dalla psicologa e psichiatra lituana Bluma Zeigarnik, membro della Scuola di Berlino e del circolo Vygotskij, che lo scoprì negli anni Venti osservando i camerieri di un ristorante. Zeigarnik notò che i camerieri ricordavano meglio le ordinazioni incomplete rispetto a quelle già consegnate ai clienti. Uno dei suoi esperimenti più noti fu condotto negli anni ’20, in cui chiese ai suoi partecipanti di completare una serie di compiti. Alcuni partecipanti furono interrotti durante la loro esecuzione, mentre altri furono autorizzati a completare i compiti. Zeigarnik notò che i partecipanti che erano stati interrotti durante l’esecuzione del compito avevano maggiori probabilità di ricordare i dettagli del compito rispetto a coloro che erano stati autorizzati a completarlo senza interruzioni.
Definizione e storia dell’effetto Zeigarnik
L’Effetto Zeigarnik è la tendenza delle persone a ricordare meglio i compiti non completati o interrotti rispetto a quelli completati infatti il nostro cervello ha una tendenza naturale a ricordare i compiti incompiuti perché rappresentano una forma di tensione mentale che deve essere risolta.
La psicologia dietro l’effetto Zeigarnik
L’Effetto Zeigarnik si basa sul principio della dissonanza cognitiva. La dissonanza cognitiva si riferisce al disagio mentale che si verifica quando si hanno due convinzioni o valori contrastanti. Nel caso dell’Effetto Zeigarnik, il compito incompiuto rappresenta una forma di dissonanza cognitiva che il nostro cervello vuole risolvere.
Quando completiamo un compito, il senso di dissonanza cognitiva scompare e il nostro cervello non lo considera più importante. Tuttavia, quando un compito viene lasciato incompiuto, il nostro cervello continua a considerarlo importante e lo mantiene in memoria fino a quando non viene completato.
Esempi di effetto Zeigarnik nella vita quotidiana
L’Effetto Zeigarnik può essere osservato in molti aspetti della nostra vita quotidiana. Per esempio, vi siete mai trovati a pensare a un compito che non avete portato a termine al lavoro o a una ricetta che non avete finito di cucinare a casa? Questi compiti incompiuti rimangono nella nostra memoria fino a quando non vengono completati, rendendoli più facili da ricordare.
Un altro esempio dell’Effetto Zeigarnik è quando veniamo interrotti mentre guardiamo un film o leggiamo un libro. Tendiamo a ricordare meglio i dettagli della scena o del capitolo in cui siamo stati interrotti rispetto a quelli che abbiamo completato. Scommetto che ora state pensando anche voi a quella serie di netflix lasciata a metà, ma recuperatela dopo aver letto l’articolo fino alla fine, altrimenti verrete colpiti dal efetto Zeigarnik!
Come l’effetto Zeigarnik può essere applicato al design UX
L’Effetto Zeigarnik può essere applicato alla progettazione UX per migliorare il coinvolgimento e la fidelizzazione degli utenti. Progettando prodotti che creano un senso di dissonanza cognitiva, possiamo mantenere gli utenti impegnati e interessati al prodotto. Ecco alcuni modi in cui possiamo applicare l’Effetto Zeigarnik al design UX:
1. Creare un senso di incompletezza
Un modo per creare un senso di dissonanza cognitiva nel design UX è creare un senso di incompletezza. Questo si può ottenere utilizzando barre di avanzamento, compiti incompleti o problemi non risolti. Ad esempio, una piattaforma di social media può utilizzare una barra di avanzamento per mostrare agli utenti quanto sono vicini al completamento del loro profilo, creando un senso di incompletezza che li incoraggia a terminare il profilo. se vi siete iscritti su tinder sapete si cosa parlo!
2. Utilizzare le notifiche
Le notifiche sono un altro modo per creare un senso di dissonanza cognitiva. Utilizzando le notifiche, possiamo ricordare agli utenti compiti o eventi non completati, creando un senso di urgenza che li incoraggia a completare il compito o a partecipare all’evento. Ad esempio, un’app per il fitness può utilizzare le notifiche per ricordare agli utenti la loro routine di allenamento quotidiana, creando un senso di urgenza che li incoraggia a completare l’allenamento.
3. Utilizzare la gamification
La gamification è una tecnica che utilizza elementi di gioco in contesti non di gioco per aumentare il coinvolgimento e la motivazione degli utenti. Utilizzando la gamification, possiamo creare un senso di dissonanza cognitiva che incoraggia gli utenti a completare i compiti o a raggiungere gli obiettivi. Ad esempio, un’applicazione per l’apprendimento delle lingue può utilizzare la gamification dando agli utenti dei punti per aver completato le lezioni o aver raggiunto delle tappe fondamentali, creando un senso di realizzazione che li incoraggia a continuare a imparare. abbiamo parlato di gameification in questo articolo tempo fa: https://www.robadagrafici.net/gamification-i-giochi-per-migliorare-come-designer/
Vantaggi dell’uso dell’effetto Zeigarnik nel design UX
I vantaggi dell’utilizzo dell’Effetto Zeigarnik nella progettazione UX sono molteplici. Eccone alcuni:
1. Aumento del coinvolgimento dell’utente
Creando un senso di dissonanza cognitiva, possiamo mantenere gli utenti impegnati e interessati al prodotto. Questo può portare a un aumento dell’utilizzo e della fidelizzazione.
2. Miglioramento della motivazione degli utenti
L’Effetto Zeigarnik può essere utilizzato per migliorare la motivazione dell’utente creando un senso di realizzazione quando un compito viene completato. Questo può portare a una maggiore soddisfazione e motivazione a continuare a usare il prodotto.
3. Migliore esperienza utente
Progettando prodotti che sfruttano l’Effetto Zeigarnik, possiamo creare un’esperienza utente migliore, coinvolgente e soddisfacente.
Casi di successo nell’implementazione dell’effetto Zeigarnik nel design UX
Ecco alcuni casi di successo nell’implementazione dell’Effetto Zeigarnik nel design UX:
1. Duolingo
Duolingo è un’applicazione per l’apprendimento delle lingue che utilizza la gamification per incoraggiare gli utenti a imparare una nuova lingua. L’applicazione utilizza una barra di avanzamento per mostrare agli utenti quanto sono vicini al completamento di una lezione, creando un senso di incompletezza che li incoraggia a finire la lezione. L’applicazione utilizza anche la gamification dando agli utenti punti per il completamento delle lezioni, creando un senso di realizzazione che li incoraggia a continuare l’apprendimento.
2. Trello
Trello è uno strumento di gestione dei progetti che utilizza spunti visivi per creare un senso di incompletezza. Lo strumento utilizza compiti incompleti e problemi non risolti per incoraggiare gli utenti a completare i compiti. Trello utilizza anche le notifiche per ricordare agli utenti le attività non completate, creando un senso di urgenza che li incoraggia a completare l’attività.
3: Tinder
Tinder è bravissima a sfruttare l’Effetto Zeigarnik, non solo attraverso le notifiche, in cui dice di non lasciare i propri match in sospeso, ma crea un senso di incompiuto anche per la compilazione del profilo e quella della verifica del profilo spingendo l’utente a creare un profilo completo al 100%..
4: redit
un sistema molto usato su internet per premiare la consistenza di interazione con una determinata piattaforma e quella dei Badge. Su reddit le medaglie sono inoltre suddivise per categoria di interazione cosi che ogni utente decide di puntare a delle determinate categorie le quali secondo il suo criterio di valutazione sono più importanti rispetto ad altre!
5: Amazon
Un esempio concreto di applicazione dell’effetto Zeigarnik è l’utilizzo di barre di avanzamento per indicare la fase in cui si trova l’utente nel processo di acquisto, in modo da rendere l’intero processo più gestibile e meno intimidatorio suddividono la registrazione al sito, la scelta del metodo di spedizione e il pagamento. In questo modo, l’utente avrà la sensazione di completare l’attività in piccoli passi, aumentando la probabilità di completare l’intero processo. Tuttavia, è importante non far iniziare le barre di avanzamento da zero, al fine di evitare di scoraggiare l’utente e di aumentare il rischio di abbandono del carrello.
6: linkedin
Anche LinkedIn usa un sistema di avanzamento di barre ma in questo caso il completamento del profilo viene indotto dal creare un cv perfetto.
7: mailchimp
un altro esempio pratico e quello di invitare l’utente a compiere un azione minore alla fine di un altra molto più grande, in questo caso mailchimp invita a scaricare l’applicazione mobile una volta finito di organizzare la campagna mail.
Potenziali sfide e svantaggi dell’uso dell’effetto Zeigarnik nel design UX
Sebbene l’Effetto Zeigarnik possa essere una tecnica efficace per migliorare il coinvolgimento e la fidelizzazione degli utenti, l’uso di questa tecnica nella progettazione UX presenta alcune sfide e svantaggi potenziali. Eccone alcuni:
1. Uso eccessivo
Un uso eccessivo dell’Effetto Zeigarnik può portare alla frustrazione e al disimpegno dell’utente. Se gli utenti si sentono continuamente richiamati a compiti non completati, possono sentirsi sopraffatti e smettere di usare il prodotto.
2. Problemi etici
L’uso dell’Effetto Zeigarnik nella progettazione UX suscita preoccupazioni etiche. Alcuni critici sostengono che la tecnica può essere manipolativa e non etica, poiché sfrutta la nostra naturale tendenza a ricordare compiti incompleti.
3. L’imprecisione
L’Effetto Zeigarnik non è sempre accurato. In alcuni casi, i compiti completati possono essere ricordati meglio di quelli non completati. Questo può portare a confusione e frustrazione per gli utenti.
Conclusioni e applicazioni future dell’effetto Zeigarnik nel design UX
L’Effetto Zeigarnik è una tecnica potente che può essere utilizzata per migliorare il coinvolgimento e la fidelizzazione degli utenti nella progettazione UX. Creando un senso di dissonanza cognitiva, possiamo mantenere gli utenti impegnati e interessati al prodotto. Tuttavia, è importante utilizzare questa tecnica in modo etico ed evitare di farne un uso eccessivo. Comprendendo la psicologia alla base dell’Effetto Zeigarnik, possiamo progettare prodotti più coinvolgenti, soddisfacenti ed efficaci.
La Festa della Donna rappresenta una delle festività più ardue da sfruttare a fini commerciali per un’azienda. Ciò è dovuto al fatto che, a differenza di altre ricorrenze come San Valentino, questa festa non ha una natura prettamente commerciale, ma piuttosto simboleggia un appello per le generazioni impegnate nella lotta per il femminismo. Tuttavia, proprio la sua “non-commercialità” rappresenta un’opportunità per i professionisti del marketing, poiché cavalcare una presa di posizione sociale può migliorare notevolmente l’immagine del brand. Tuttavia, farlo in modo efficace e autentico, senza cadere in stereotipi o cliché, costituisce una sfida per i creativi.
quindi ecco una lista delle peggiori campagne epic fail per l’8 marzo
McDonald’s ha deciso di fare una mossa audace cambiando il proprio logo per celebrare la festa della donna. L’inconfondibile M dorata del marchio è stata capovolta e trasformata in una W, iniziale di woman, modifica fatta fisicamente sulla stele del proprio ristorante di Lynwood, in California, per poi scattare una foto e pubblicarla sui social in attesa di cavalcare l’onda della viralità. Tuttavia, la reazione sui social non è stata quella che l’azienda sperava. Molti ex dipendenti hanno criticato l’azienda, sottolineando che le condizioni di lavoro per le donne all’interno dei ristoranti McDonald’s non sono all’altezza dello statement che l’azienda stava cercando di fare in quel momento.
Algida, l’azienda di gelato, ha avuto il suo scivolone social quando ha offerto virtualmente un gelato a forma di rosa a tutte le donne. Tuttavia, il gusto del gelato era al cioccolato e la foto che inquadrava dall’alto il gelato non era molto chiara, portando inevitabilmente ad associazioni indecorose e a sfottò divertenti.Algida ha tentato di rimediare sostituendo la foto, ma il danno era già stato fatto. È difficile capire perché un’azienda che produce gelati confezionati abbia scelto di utilizzare un’immagine di un gelato artigianale.
Uno dei social fail più noti tra gli addetti ai lavori è quello di Fiat, che ha deciso di offrire uno sconto speciale per la Festa della Donna sull’acquisto di una macchina, includendo i sensori di parcheggio nel prezzo. Questa mossa ha scatenato l’indignazione delle donne, perché ha alimentato lo stereotipo che le donne siano meno abili alla guida degli uomini. L’azienda ha presto rimosso l’immagine dalla pagina Facebook e pubblicato un post di scuse. Questo episodio dimostra quanto sia facile cadere negli stereotipi di genere.
La posizione di Durex in questa classifica è dovuta a una grafica decisamente al di sotto delle aspettative facendo in modo che anche il Messaggio ne venisse banalizzato. Durex cerca di pubblicizzare i propri prodotti dedicati esclusivamente alle donne utilizzando immagini che ricordano un mazzo di fiori, ma la comunicazione risulta piuttosto opaca. Questa pubblicità, tra le tante comunicazioni del brand solitamente geniali, risulta poco curata e poco pensata rispetto a quelle che il marchio ha abituato il pubblico a vedere. Tutto ciò dimostra che, se si abitua il pubblico ad un determinato modo di comunicare, si rischia di risultare off-brand quando non si mette lo stesso sforzo in tutte le comunicazioni, perdendo così il livello di coerenza con la propria immagine.
Il gesto di Trenitalia per la festa della donna è stato giudicato come un esempio di idea stupida, e per giusta ragione. Immaginate una società di grandi dimensioni che vale miliardi di euro e ha ottenuto finanziamenti pubblici significativi, eppure i suoi servizi non sono esattamente economici e spesso in ritardo. Nonostante ciò, per la festa della donna, ha deciso di omaggiare le donne con una caramella. Potrebbe sembrare una cosa carina, ma solo se fosse stata offerta a tutte le donne che viaggiavano quel giorno, senza troppa pubblicità. Invece, la società ha deciso di pubblicizzarlo come se fosse un evento imperdibile, limitandolo ai viaggiatori sui treni Frecciarossa o ai clienti Executive che avrebbero dovuto recarsi al bar per ritirare il “prestigioso” omaggio. È facile capire come questa mossa di marketing sia diventata un epic fail di proporzioni bibliche, scatenando i peggiori commenti sul brand. Questo episodio dimostra l’importanza di avere idee ben pensate e di considerare attentamente il pubblico a cui ci si rivolge per evitare di cadere in simili situazioni.
So che può sembrare fuori luogo rispetto ai toni leggeri e spensierati che spesso caratterizzano i nostri articoli su queste pagine, ma non posso tacere su un argomento che mi sta così profondamente a cuore. Io sono una di quelle persone che ha perso una persona cara a causa del suicidio, e so quanto sia devastante per chi resta indietro.
Voglio parlare di quei ragazzi e quelle ragazze che si sono tolti la vita perché si sono sentiti falliti, perché si sono sentiti inadeguati, perché hanno pensato che non avrebbero mai raggiunto il successo. Voglio parlare di quei giovani che hanno fatto il grande errore di identificarsi con il loro voto universitario, di credere che la loro vita fosse solo quella.
Non voglio fare nomi, non voglio fare cronaca nera, non voglio entrare nei dettagli delle vicende del perché, come e quando che hanno portato alla morte di questi ragazzi. Voglio solo fare un appello a voi giovani che state leggendo: VOI NON SIETE IL VOSTRO VOTO.
Ragazzi, la vita vera è molto di più di un voto universitario. La vita vera è fatta di esperienze, di incontri, di emozioni. La vita vera è fatta di successi e si, cazzo, diciamolo anche di fallimenti, tanti fallimenti. La vita vera è fatta di sogni e di speranze, di obiettivi da raggiungere e di sfide da affrontare e nel processo cadere e rialzarsi è inevitabile, perché per ognuno di noi la strada sarà diversa: NON ESISTE UNO STANDARD DI SUCESSO!
Non voglio che nessun altro ragazzo o ragazza si senta sconfitto, abbandonato e finito come quei giovani che si sono tolti la vita. Non voglio che nessun altro si identifichi con il proprio voto universitario, pensando che quello sia l’unica cosa che conta. Non voglio che nessuno si senta inadeguato, pensando che non riuscirà mai a raggiungere il successo perché non è cosi, è solo una narrazione di un mito che ci è stato imposto.
Da quando ho fondato robadagrafici.net, ho avuto il privilegio di parlare e interagire con tantissimi di voi, sia studenti che professionisti o chi si apprestava ad entrare nel mondo del lavoro. Molti di voi sono venuti a sfogarsi a cercare consigli e supporto, magari proprio per la tesi di laurea, mentre altri si sono rivolti a noi per ottenere maggiore chiarezza sulle loro idee e sulle scelte da prendere. Personalmente, mi sono sentito estremamente fortunato di poter condividere la mia conoscenza e, soprattutto, i miei errori e fallimenti, che sono lo storico unico e che posso condividere e soprattutto spiegare come io ho reagito, e che per me ha funzionato; Ecco, io ho il grande privilegio di condividere le esperienze dei miei fallimenti e dovremmo normalizzarlo. È importante che tutti noi acquisiamo la capacità di abbracciare i nostri fallimenti come parte integrante del nostro percorso di crescita personale e professionale.
Voglio che tutti voi giovani abbiate il coraggio di sognare, di sperare, di lottare per ciò che volete non per quello che pensate la società o l’università voglia da voi. Abbiate la forza di credere in voi stessi, di credere che potete raggiungere tutto ciò che volete. Abbiate la certezza che non siete soli, che ci sono tante persone la fuori che vi vogliono bene e che sono pronte ad aiutarvi e a perdonare. Dovremmo smettere con questa cultura basata sul sacrificio, dove il successo è misurato dalla quantità di sofferenza che siamo disposti a sopportare. Non è giusto che la nostra vita sia una continua lotta per raggiungere il 30 e lode. Dovremmo invece cercare di trovare il nostro posto nel mondo, quello che ci piace fare e che ci rende persona di valore.
So che sul vasto piano dei media robadagrafici e una goccia in un oceano, ma voglio provarci comunque provarci sentendolo come dovere morale rivolgermi alle istituzioni, dicendo loro che è ora di fare qualcosa. È ora di mettere fine a questo modello di università obsoleto, è ora di valorizzare le competenze e le abilità dei giovani, di supportarli nel loro percorso di crescita umana. È ora di fare in modo che l’università sia un luogo di formazione, di crescita e di sviluppo, e non un luogo di stress e di ansia. é assolutamente necessario pensare a fornire un supporto maggiore per gli studenti che lottano con la pressione dei voti universitari per non parlare della delusione che spesso segue l’uscita dall’università. Inoltre, vorrei invitare anche gli insegnanti e i professori a far capire ai loro studenti che il voto non è tutto, bensì un costrutto dato dai nostri limiti alla valutazione delle performance di un individuo in un breve periodo temporale che altro non è che una bolla di sapone di quello che è la vita vera.
A vent’anni, non si dovrebbe credere di aver fallito. A vent’anni, si dovrebbe avere la vita davanti, piena di opportunità e di possibilità. A vent’anni, si dovrebbe avere il coraggio di sognare l’impossibile, di credere in se stessi, di lottare per ciò che si vuole, la luna dovrebbe essere un opzione fattibile tra le mete da raggiungere ed è giusto che sia cosi.
Vi prego, ragazzi, non identificatevi con il vostro voto universitario, non pensate che quello sia l’unica cosa che conta, voglio dire che la vita è piena di alti e bassi, di successi e fallimenti, ma ciò che conta è come ci si rialza dopo essere caduti. Non lasciate che un voto definisca chi siete o la vostra autostima. Ricordate che siete persone uniche e preziose, con talenti e doni unici che possono contribuire al mondo in molti modi diversi e non sentitevi inutili solo perché non sapete cosa fare della vostra vita.
“Non sentirti in colpa se non sai cosa vuoi fare della tua vita. Le persone più interessanti che conosco a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita. I quarantenni più interessanti che conosco ancora non lo sanno.” – Accetta il consiglio Dal film The big Kahuna