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venerdì, Aprile 19, 2024
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Gli esordi della grafica parte I: il teatro

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Spesso quando si pensa e si progetta una locandina, un manifesto, un logo o una grafica per un nostro cliente ci soffermiamo su alcuni concetti chiave che sono i capisaldi della comunicazione di massa: il prodotto finale deve saper essere accattivante, piacevole, seducente e soprattutto deve essere in grado di trasmettere un messaggio in pochi secondi, in modo da invogliare l’utente a sceglierlo anche dopo un’occhiata fugace. Per lo più questi sono gli elementi fondamentali, non solo nel settore della comunicazione grafica, ma anche radiofonica, televisiva e utilizzati nella rete.

Questi concetti non sono soltanto  il frutto della nostra contemporaneità, ma trovano le loro basi sul finire dell’Ottocento e avranno ampia diffusione soprattutto nel XX secolo.

Cominciamo da un excursus storico-culturale che ci permette meglio di focalizzare la nostra attenzione su quelli che saranno gli sviluppi grafici. Inizierei con uno degli avvenimenti più importanti nella storia del collezionismo e del nuovo modo di approcciarsi alla conoscenza: Londra infatti, nel 1851, ospita la prima esposizione universale, oggi forse meglio conosciuta con il termine expo, la quale esponeva non solo prodotti artistici ma anche prodotti industriali e agricoli. Come la capitale inglese, anche le più importanti città europee cambiano il loro aspetto e la loro fisionomia: si aprono le prime industrie e i centri urbani si popolano di nuove classi sociali. Allo stesso tempo aumentano i consumi, i prodotti divengono merci, nascono nuovi luoghi di svago, teatri, cabaret e locali notturni. Al contempo si afferma la necessità di comunicare questi nuovi avvenimenti, la necessità di promuoversi e distinguersi, la necessità di trasmettere un messaggio alla nuova società che affolla le sempre più caotiche strade cittadine. Quale miglior mezzo se non i manifesti pubblicitari? Perfettamente capaci di coniugare i nuovi strumenti tipografici quali litografia e cromolitografia, unendo in perfetta simbiosi immagine e testo?

Padre del manifesto moderno è indubbiamente Jules Chèret, le  cui opere più importanti sono legate ad opere teatrali e a spettacoli. Non mancano comunque manifesti legati all’esposizione universale di Parigi, a luoghi di intrattenimento come la pista di ghiaccio o per attività commerciali. Chèret credeva pienamente nel manifesto divulgativo, considerandolo simbolo del suo tempo e mezzo per sintetizzare valori estetici, tecniche e nuovi concetti di pubblicità.

Henri de Toulouse-Loutrec, pubblicitario del notissimo Moulin Rouge, attraverso quelli che sono i propri manifesti, può essere considerato il precursore della grafica contemporanea: ironica, irriverente e provocatoria!

Proveniente da Praga e con uno stile elegante e sinuoso, ottenuto tramite l’utilizzo di layout tipografici innovativi, è Alphonse Mucha, artista considerato universalmente il padre dell’Art Nouveau.  Questi avrà grande diffusione in Europa e in America, e ancora oggi influenza artisti e noti designer come Bob Masse (date un’occhiata ai suoi lavori, opere tra lo psichedelico e lo stile Liberty). Ne approfitto anche per informarvi dell’approdo delle opere di Mucha in Italia, in mostra a Roma dal 15 aprile all’11 settembre.

Il minimo comune denominatore di tutte le opere è indubbiamente la presenza predominante della figura femminile, reinterpreta in chiave moderna e contemporanea, ammaliatrice e seduttrice… non diversamente da quello che accade ancora oggi!

Per sfogliare altre opere di genere vi consiglio la consultazione del sito della New York Public Library, splendidamente curato in un’attenta catalogazione di poster d’epoca ad altissima risoluzione.

 

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