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giovedì, Aprile 18, 2024
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Gli esordi della grafica parte II: la politica

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Approfitto delle prossime elezioni politiche di giorno 5 giugno e della bellissima raccolta di immagini che trovate sulla nostra pagina facebook “i migliori manifesti elettorali” per parlare del secondo punto della serie gli esordi della grafica.

Ancora una volta ci ritroviamo di fronte alla volontà di trasmettere un messaggio chiaro, immediato ed intuitivo. Perché scegliere e riporre fiducia in una persona piuttosto che in un’altra? Credo che questa sia la domanda base che un politico e il suo graphic designer si debbano porre prima della realizzazione di un manifesto elettorale.

Per rispondere a tale quesito ci vengono in aiuto, per fortuna, le varie e diverse iconografie con cui uomini di stato, imperatori, dittatori nel corso della storia si sono lasciati ritrarre. Anno fondamentale è il 1789, che segna uno spartiacque nella storia europea: questa è infatti la data della rivoluzione francese, la quale segna il mutamento irreversibile del sistema politico moderno. Fino a quel momento i sovrani si erano fatti ritrarre come divinità e/o cavalieri cercando di rivendicare il “diritto divino” a governare.

Da questo momento in poi sarà necessario, ancor più di prima, cercare di comunicare e rendere concreto un messaggio astratto: bisognerà essere capaci di raffigurare la nuova guida politica come perfetto capo di governo e incarnazione di un’ideologia quale ad esempio giustizia e libertà di un paese democratico.

I grandi dittatori si lasciavano ritrarre in pose e atteggiamenti che fossero sinonimo della loro personalità e del loro spirito politico con uno stile che è facile definire “demotico”: ad esempio Lenin vicino al popolo, mentre ascolta i contadini, Mussolini sceglie il topos del leader atletico, giovane e virile, lasciandosi fotografare mentre corre a petto nudo… che poi non l’ha forse fatto anche Putin?! Stalin preferisce invece l’iconografia napoleonica e si fa ritrarre con la mano nel panciotto.

È dunque facile notare, in un perfetto richiamo a quelli che sono i valori della società, come ogni personalità  di governo cerchi di assoggettarsi e raffigurarsi in  rapporto agli ideali e alle esigenze della comunità che li ha prodotti. Non c’è dunque da sorprendersi se qualche candidato oggi sceglie una foto di se stesso mentre si scatta un selfie, come a voler riprendere lo slogan di una pubblicità radiofonica: “a me piacciono i selfie, i like e i wow”  o in alternativa, sedendo a terra, sceglie un rapporto più informale e diretto, quasi a voler accorciare la distanza nei confronti dell’elettorato.

A seguire vi lascio ad una galleria di manifesti politici realizzati da grandi grafici dei primi del ‘900 che meglio incarnano i principi e i valori politici del nuovo secolo. Come potete notare anche i grandi brand si affiancano alle ideologie politiche per sponsorizzarsi: come accade oggi nelle faraoniche campagne elettorali dei candidati alla presidenza statunitense. Corsi e ricorsi della Storia!

 

 Se vi siete persi la prima parte della rubrica, riguardante le locandine teatrali della fine dell’800 e dei primi del ‘900, recuperatela immediatamente!

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